Sholem Alechem, La storia di un greenhorn
"Free Ebrei", II, 2, luglio 2013
Sholem Alechem, La storia di un greenhorn
a cura di Alessandra Cambatzu
Abstract
Alessandra Cambatzu translates into Italian an excerpt from the "Story of a greenhorn" by Sholem Alechem, the famous Yiddish writer and poet.
Cenni Biografici
Sholem (Sholom) Aleichem, pseudonimo di Sholem Naumovich Rabinovič, nacque a Pereyaslavl, Ucraina, il 2 marzo1859, morì a New York, 13 maggio 1916.
La lingua parlata in famiglia era lo yiddish, ma il padre volle mandarlo nelle scuole russe. Questa educazione gli consentì di conquistarsi solide conoscenze di letteratura. Dopo il liceo, Sholem Alechem divenne tutore di Olga, una ragazza appartenente a una ricca famiglia ebraica, che sposò alcuni anni dopo. Quando il suocero morì, Sholem Aleichem ereditò un patrimonio che gli permise di dedicarsi alla letteratura. Grazie al matrimonio, e all'eredità, gli riuscì di entrare nei circoli dell'alta società di Kiev, cosa che per nascita non gli sarebbe stato permesso. Così, da una parte descrive lo shtetl ( il villaggio ebraico) di cui tratteggia con affetto e sorridente ironia vizi e virtù, dall'altra, a Kiev, si dedica alla “grande” letteratura, pur consapevole d'esser giudicato più in base ai beni che al talento.
In seguito all'intensificarsi dei pogrom, si trasferisce a New York, dove però non riesce a “sfondare”; si riunisce con la famiglia a Ginevra, ma per quanto i suoi lavori abbiano successo non riesce a mantenerla ed è costretto a viaggiare incessantemente. Nel 1908 ebbe una ricaduta di tubercolosi, malattia di cui già soffriva e solo con grande fatica tornò a scrivere (non potè, tra l'altro partecipare, proprio nel 1908, alla prima Conferenza della lingua yiddish che si tenne a Cernowitz, in Ucraina).
Nel 1914 tornò a New York dove morì l'anno dopo, indebolito anche dalla profonda depressione che lo aveva colto dopo la morte del figlio Misha, anche lui malato di tubercolosi.
La saggistica su Sholem Alechem è pressoché tutta in inglese, come del resto accade per la stragrande maggioranza degli autori della letteratura yiddish; segnaliamo qui alcuni lavori:
Ruth R. Wisse, The Modern Jewish Canon: A Journey Through Language and Culture, Chicago 2000
Ken Frieden, Classic Yiddish Fiction: Abramovitsh, Sholem Aleichem and Peretz, New York 1995
Joseph Butwin, Frances Butwin, Sholom Alechem, New York 1977
Il testo
“Storia di un greenhorn” del 1916 è uno degli ultimi testi scritti da Sholem Aleichem (morto nello stesso anno a New York) ed è estremamente interessante per molti versi.
Il primo, per un lettore che si avvicini la prima volta allo scrittore yiddish, è lo stile veloce e nervoso, “americano”, di questo monologo (che fa parte proprio di una raccolta intitolata “Monologhi”) in cui il protagonista, il mediatore d'affari Mr. Baraban, mette nel sacco con calcolata crudeltà un pivello (questo è uno dei significati del termine greenhorn, l'altro è quello di newcomer, persona che appena arrivata in un luogo non conosce “l'usanza del paese”), colpevole di essere giovane, discretamente avido e dotato, questa è la cosa veramente importante, di una bellissima mogliettina che per giunta gli ha portato una bella dote di 1000 dollari (cash, ci ricorda Baraban).
Come e in che modo, l'infernale Baraban riesca nel suo intento, ci viene detto da Aleichem in uno yiddish “snaturato”pieno degli anglicismi di chi deve trattare con gli americani spicci e brutali (“Si dice che l'America sia il paese del business. E così deve essere”); con una climax irresistibile il mediatore prepara la rovina del greenhorn senza esitare un minuto a distruggerne la vita e vantandosi costantemente della propria furbizia. Come è stato giustamente osservato (Frieden, Classic Yiddish Fiction, New York 1995) la mogliettina del greenhorn, pur praticamente muta è il perno della vicenda: accecato da gelosia sessuale, Mr Baraban che è sposato, parole sue, con un “mostro”, una “Santippe” non tollera che questa “mezuze” (v. nota) possa appartenere a un tale sciocco.
La rovina, così come previsto, porta alla fine del matrimonio e all'acido/ironico de profundis finale: Che il diavolo si porti via anche il padre di tuo padre, greenhorn!
Link utili:
Sholem Alechem, Ale verk (http://archive.org/details/nybc200076)
Id., The story of a Greenhorn (http://yiddish.forward.com/node/4122/)
La storia di un greenhorn1
di Sholem Alechem
Mister Baraban, mediatore d'affari, racconta di come abbia impartito una sonora lezione a un greenhorn, che si era sposato per interesse. La storia è raccontata in prima persona.
Dite che l'America è il paese del businness. E così ha da essere. Però, sposarsi e prostituirsi per affari - scusate ma questa è proprio una porcata. Non voglio insegnare la morale a nessuno, ma è un fatto che gli emigrati nel 99% dei casi si sposano per affari. Mi dà parecchio fastidio quando scopro questi furbetti, e allora glielo do io il business! Lasciate che ve ne racconti una proprio bella!
Una volta ero seduto nel mio ufficio e stavo guardando la posta, quando arriva un greenhorn, ancora un ragazzo, e con lui la mogliettina. Che che vi devo dire? Latte e sangue, bella come il sole e fresca come una mela sull'albero. Lui mi apostrofa così: “Come va? Siete mister Baraban il procacciatore d'affari? E io “Sedete! Ditemi pure!” E lui mi apre il suo cuore e mi racconta una storia così e così, che è da 10 anni in America, che fa il pantalonaio qui a New York e che la ragazzina è un'operaia che si era innamorata di lui e gli aveva portato in dote 1000 dollari in contanti, che l'aveva sposata e cercava un negozio: volevano vivere bene ed evitare di lavorare in fabbrica, perché aveva già, Dio salvi, i reumatismi ormai cronici, e così via.
Diedi un'occhiata alla ragazza e gli dissi: “Che tipo di affari intedendereste intraprendere?” “Un negozio di caramelle” fa lui, dandomi a intedere che lei l'avrebbe potuto aiutare. Siete in grado di capire un greenhorn? Non solo ha scoperto un fiore, una bellezza che è una benedizione e che in più gli ha portato mille dollari “cash”, e lui non vede l'ora di metterla a lavorare per starsene tutto il giorno con i suoi amici a giocare a pinnacolo e così via. Le persone le conosco, io! Col cavolo che ti farò avere il negozio! Posso assicurare che ti faccio crepare come un cane e ti farò diventare il proprietario di una lavanderia! Perché mi è venuto in mente proprio questo? Perché ho giusto una lavanderia da vendere! Così annuncio al mio greenhorn : “Sei sicuro di volerti annoiare in una negozio di dolci per 18 ore su 24 in attesa che passi uno studentello a comprare un penny di caramelle?” “Lascia fare a me,- gli dissi- te lo procuro io un bel negozio, una lavanderia nel Bronx, non avrai tempi morti e vivrai come un re!” Prendo una matita e gli faccio due calcoli sulle spese eventuali, la rendita e due stiratrici, il ragazzo delle consegne, gli scontrini e così via; in tal modo gli restavano puliti trenta dollari a settimana. Che c'è di meglio? Mi fa: “Quanto costerà?” e io: “Normalmente mille dollari, ma lascia fare a me, vedrò di farcela per ottocento. Voi dovete sganciare un paio di dollari, e a occhi chiusi, prendere le chiavi e sarete a posto. Nel frattempo statemi bene e tornate da me fra tre giorni perché ora ho poco tempo, good bye!”
Sono andato dal proprietario della lavanderia e gli ho fatto le congratulazioni, dicendogli che Dio ci aveva mandato un sempliciotto, un greenhorn, e che se aveva un po' di sale in zucca poteva liberarsi della lavanderia per un bel po' di denaro, che ora spettava a lui fare qualcosa e così via. Il farabutto aveva capito bene e mi dice: “portamelo qui e tutto andrà bene”... Tre giorni dopo il mio greenhorn è da me accompagnato dalla moglie, deposita il denaro, prende la lavanderia in prova per una settimana, com'è uso. Il proprietario aveva probabilmente fatto in modo che la settimana di prova non fosse solo buona ma straordinaria e l'affare fu concluso. Il greenhorn consegnò il denaro, il proprietario gli diede i libri contabili e le chiavi ed entrambi mi diedero l'onorario che mi spettava e così via. Mister Baraban il mediatore sa quel che fa e come si dice “finita la comedia”. Come dite? Finita? Per quanto mi riguardava la commedia era appena agli inizi. Cominciò a montarmi una gran rabbia contro il greenhorn, come aveva fatto il bastardo a procurarsi quel bendidio, una tale mogliettina, mille dollari in contanti e un business senza mal di testa? Sentivo che dovevo riprendere la lavanderia a metà prezzo e rivenderla nuovamente al vecchio proprietario. Come? Non per niente sono Mr. Baraban, mediatore d'affari! Non c'è cosa che non mi riesca se me la metto in testa!
Così mi recai in un posto proprio di fronte alla lavanderia, all'angolo della Seconda Strada, affittai un locale da un agente, gli allungai dieci dollari come cauzione e appesi un cartello alla vetrina: “Qui aprirà una lavanderia”. Non era trascorso un giorno che il mio greenhorn era comparso, tutto agitato, pensa un po'! Era sui carboni ardenti, gli chiedo: “Cos'è successo?” e mi racconta la sventura, che il diavolo aveva piazzato un negozio di fronte a lui, proprio una lavanderia. “Allora, cosa vuoi, greenhorn?” gli faccio. Voleva che gli procurassi un compratore per la lavanderia, me ne sarebbe stato enormemente grato e avrebbe pregato Dio per me ecc, ecc. Lo tranquillizzai e gli dissi che non sarebbe stato così facile trovare un compratore ma che lasciasse fare a me, avrei fatto del mio meglio; doveva tornare entro tre giorni e avrei impegnato tutte le mie energie per risolvere il suo affare ecc., ecc. Così feci chiamare il precedente proprietario e gli raccontai tutto: “Così hai la possibilità di ricomprare la tua vecchia lavanderia a metà prezzo”, gli dissi. “Ma come faremo?” mi rispose, e io: “Non preoccuparti, ci penso io, non sono forse Mr. Baraban, il mediatore?” “Okay!” mi fece. “Avrò la mia commissione?” chiesi e lui “Nessun problema, da parte mia”, “ Ti costerà cento dollari”, “Okay!” Nel frattempo erano passati i tre giorni e il greenhorn si fece vivo insieme alla sua mogliettina che era un po' pallida, ma sempre bella come il sole. “Allora, ci sono novità?”
“Novità? Dovete solo ringraziare Iddio che vi ho trovato un interessato per la lavanderia! Ma dovrete rimetterci un po' di soldi”. “Quanti?” fa lui “Non chiedete quanto perderete ma quanto guadagnerete”- risposi- “perché quel che perdete lo ritroverete. Voi giocate con dei concorrenti americani che possono farvi perdere tali somme di denaro da farvi levare nel bel mezzo della notte e darvela a gambe con la sola camicia!” Ma ero riuscito a rovesciare la situazione, così loro avrebbero avuto solo la metà di quanto avevano versato e per giunta mi avrebbero pagato anche la commissione, così non avrei dovuto fare nessuna fatica e addio lavanderia! Non è tutto: se ben ricordate, io avevo dato dieci dollari di commissione all'agente e avevo appeso un'insegna nella vetrina: perché dovrei perdere dieci dollari e vederli sfumare al vento senza che nessuno ne tragga vantaggio? A casa mia questo è denaro rubato e questa è la prima cosa. Seconda cosa: mi bruciava non poco che quel bastardo di un greenhorn avesse ancora diverse centinaia di dollari in tasca e una mogliettina che valeva oro, per giunta! Perché aveva tutto questo, mentre a Mr. Baraban, il più importante mediatore dell'East Side è capitato di avere una moglie che, con rispetto parlando, è un vero mostro, una Santippe, mentre a costui è capitata questa bambolina, questa mezuze2, che gli possa venire un accidenti! Non perdo tempo e gli mando una cartolina: doveva venire da me alla tale ora, ché gli avrei parlato di un affare. Non si fece pregare e arrivò all'ora concordata, con la mogliettina. Li feci sedere e raccontai loro una storia: “Non conoscete gli imbroglioni americani! Dovete sapere che tiro vi ha giocato quel delinquente del vecchio proprietario della lavanderia, una roba da far rizzare i capelli in testa! “Cioe?” chiede. “Ha affittato il negozio di fronte al vostro e ha appeso il cartello, per spaventarvi e riprendersi il negozio a metà prezzo!” A sentire la storia la coppia si scambiò un'occhiata e si infuriarono, in particolare la mogliettina. I suoi occhi bruciavano come carboni ardenti. “Potreste però vendicarvi di lui in modo che se ne ricordi per sempre!” “In che modo?” “Lasciate fare a me – dissi - concerò quel vigliacco in modo tale che non si risveglierà neppure per il giorno del giudizio! Ne avrete un bel guadagno e sarà un affare migliore del primo”. Mi guardano come due piccioncini e sembra che dicano: “ Che Dio ti ascolti e ti conceda lunga vita, ecc., ecc.” Suggerisco loro un piano: perché mai comprare un altro negozio pagandolo un occhio della testa? Andrò da quel lord e affitterò il negozio che lui stesso voleva affittare, per tre-quattrocento dollari, farò pagare meno di quanto prende lui e in tre settimane lo farò sloggiare o non mi chiamo Mr. Baraban! Insomma, li sconvolgo a tal punto che per poco il greenhorn non mi bacia e la mogliettina arrossisce diventando ancora più bella. Lo stesso giorno ho affittato a nome loro il negozio e ho allestito in quattro e quattr'otto la lavanderia con tanto di cartello, tavoli e ogni tipo di accessorio: la mia coppietta cominciò a lavorare e fece una temibile concorrenza al vecchio proprietario, facendo dei prezzi ridottissimi, fin dove potevano. Se qualcuno faceva 20 o 40 cent per una dozzina di lenzuola, loro facevano 18 e ci aggiungevano pure il copriletto gratis. Se qualcuno faceva 8 cent a camicia, loro arrivavano a 1 e mezzo, così l'altro doveva abbassare a un penny e così via. Il risultato fu che il greenhorn tanto si affannò da separarsi dagli ultimi dollari che gli erano rimasti e non poté neppure pagare l'affitto. Così dovette chiudere con una grande perdita. Come dice il versetto: andarono per suonare e furono suonati. Ora si riposa nella prigione di Ludlow Street.
Ho procurato un avvocato alla moglie che chiederà al marito tre cose da parte della donna: 1) i mille dollari della dote; 2) il divorzio; 3) finché non avrà ottenuto il divorzio la dovrà mantenere secondo le leggi del paese. Che il diavolo si porti via anche il padre di tuo padre, greenhorn!
Note
1“pivellino”, “sempliciotto” ma anche “emigrato”, “nuovo arrivato che non conosce gli usi e i costumi di un luogo”
2 Mezuze in yiddish, mezuzah in ebraico è il contenitore, appeso allo stipite della porta, a destra rispetto a chi entra, che racchiude una pergamena su cui sono stilati i passi della Torah corrispondenti alle prime due parti dello Shema, preghiera fondamentale della religione ebraica.. Il termine fa qui riferimento a una cosa piccola ma molto importante e preziosa.
Casella di testo
Citazione:
Sholem Alechem, La storia di un greenhorn, a cura di Alessandra Cambatzu, "Free Ebrei. Rivista online di identità ebraica contemporanea", II, 2, luglio 2013
url: http://www.freeebrei.com/anno-ii-numero-2-luglio-dicembre-2013/sholem-alechem-la-storia-di-un-greenhorn