Moyshe Kulbak, Disner tshayld Harold

"Free Ebrei", III, 1, maggio 2014

Moyshe Kulbak, Disner tshayld Harold

di Sigrid Sohn

Abstract

Sigrid Sohn translates into Italian "Disner tshayld Harold" by Moyshe Kulbak, the famous Yiddish poet and writer.

Nota bio-bibliografica

Moyshe Kulbak nacque nel 1896 a Smorgon presso Vilnius. Il padre, Shloyme, era un commerciante di legname, la madre, Sime, proveniva da una famiglia di lavoratori della terra della colonia ebraica vicino a Smorgon, Korke. Ebbe un'educazione tradizionale ebraica in un kheyder riformato con un maestri di gemara prima e poi nelle yeshivoth di Svenzian e Volozhin. Le materie profane le apprese nella scuola elementare ebraica prima e poi continuò la sua educazione da solo. Gli anni della prima guerra mondiale le trascorse a Kovno dove insegnò l’ebraico nel locale orfanotrofio e dando lezioni private.

Iniziò la sua carriera scrivendo poesie in ebraico. Nell'autunno del 1916 debuttò nelle “literarishe zamlheftn” di Vilnius con la poesia “shternelkh” che poi diventò una popolare canzone. Nel 1917 pubblicò nel giornale di Vilnius “letste nays” il frammento di un poema chiamato “di tsersterung fun Babel”. Nel 1918, dopo la pace di Brest Litovsk, si reca dai genitori a Minsk, dove diventa insegnante nella locale scuola ebraica e lettore presso i corsi “Fröbel”1 ebraici. Pubblica poesie e articoli nel “Veker” di Minsk e una poesia nel giornale “Kultur un bildung”. All’inizio del 1919 si trasferì a Vilnius, dove continuò la sua attività pedagogica come insegnante nella scuola elementare ebraica.

In quel tempo pubblicò nella “di naye velt” di Vilnius un frammento del poema “shtot”, (uscito più tardi insieme al poema “Yoste der shmid” in “veterbukh”, Vilnius 1920).

La sua prima raccolta di poesie, “shirim”, pubblicata a Vilnius nel 1920 e le sue poesie sulla stampa periodica furono molto apprezzate dai lettori yiddish ed ebbero una grande risonanza presso la critica letteraria yiddish che riteneva Kulbak uno dei più originali e importanti poeti yiddish.

Nell’autunno del 1920 si recò a Berlino, dove sperava di essere accolto come libero libero nell’università, ma dovette aspettare a causa delle sue scarse nozioni di tedesco. Entrò in contatto con il gruppo di scrittori yiddish emigrati, David Bergelson e H.D. Nomberg. Fu grande amico dell'attore Herz Grosbart. A Berlino viveva in miseria e si guadagnava da vivere come suggeritore presso la “vilner trupe”2 che allora stazionava a Berlino, consolandosi con le grandi possibilità di completare la sua formazione che questa compagnia gli concesse. Nello stesso periodo scrisse il suo poema “raysn”(pubblicato nella “Tsukunft” nel 1922), il dramma “Yankev Frank” (Tsukunft 1923), concluse “ Meshiakh Ben Efraym” (pubblicato a Berlino nel 1924) e altri lavori apparsi su pubblicati nella “Tsukunft”.

Nel 1923 fece ritorno a Vilnius, dove lavorò fino alla sua partenza per l’Unione Sovietica come insegnante di letteratura yiddish nelle classi superiori del liceo e come lettore nel seminario per insegnanti yiddish. Pubblicò il poema “Vilne” (Tsukunft 1926) e “Bunyie un Bere afn shliakh” (Tsukunft 1927), il romanzo “Montog” (Varsavia 1926). Diversi articoli vengono inoltre pubblicati nel “Vilner Tog”.

Tenne conferenze sulla letteratura yiddish e mise in scena con i suo allievi diverse pièce come “Laykhtzin und fremelay” di Volfson. Nel giugno 1927 venne eletto presidente del Pen-Club per la letteratura yiddish.

Nel 1929 uscì nel Kletskin-Varlag di Vilnius una raccolta di suoi scritti fino al 1928 in tre volumi. Nell’ottobre 1929 parte per l’Unione Sovietica e si stabilisce a Minsk. Poco tempo dopo lo raggiunse la famiglia. Con il suo retaggio di “romantico e mistico” gli era però difficile adattarsi alla realtà sovietica.

Alcune settimane dopo essersi stabilito a Minsk, scrisse una cartolina a suo amico di Vilnius, A. Golomb: “Datemi un consiglio sincero, vengo dal bagno pubblico, dove bisogna lavarsi bene e pulirsi se non si non si vuole cadere dal margine della vita.”

Più tardi pubblicò poesie nell' “Oktiaver shtern” di Minsk. Nel 1929 uscì, sempre a Minsk, una selezione delle sue prime poesie e dei poemi.

L’opera principale del suo periodo sovietico è “Zelmenianer”, un racconto lungo che descrive con molto umorismo le vicende di una famiglia di Minsk nella Russia sovietica; il racconto uscì a Minsk in due volumi, nel 1931 e nel 1935.

Nel 1933 pubblicò il suo poema autobiografico sulla sua vita in Germania: “Disner Tshayld Harold”(alcuni frammenti uscirono nel 1931 nella “Shtern” di Minsk nel 1932 su “Oktober” e nel 1933 sul “Farmest”).

Nel 1934 pubblicò un volume di poesie scelte, “Geklibene lider” e nel 1935 il dramma “Boytre”(sulla “Shtern” di Minsk, numeri 7. 9. 11 del 1936, riedito nella “goldene keyt” n. 13 del 1952) che fu inscenato nel Teatro Statale Yiddish a Mosca. Nello stesso anno traduce per il Teatro Statale Yiddish della Russia Bianca, il “Revisor” di Gogol.

Poco prima del suo nel 1937, fu messa in scena una sua commedia fino a oggi irreperibile, “Benyomin Magirov”, che rappresenta l’attività di un conciatore yiddish, attivo nella rivoluzione, destinato a guidare un gruppo di partigiani in uno shtetl della Russia Bianca durante l’invasione polacca dopo la rivoluzione d’ottobre. Moyshe Goldblatt, l’artista yiddish sovietico e regista che doveva rappresentare il ruolo di Benyomin Magirov e che tradusse nel “Sovietish Heymland n. 1, 1964) parti di questa commedia sostiene che è proprio “il culmine dell’attività drammatica di Moyshe Kulbak”.

La critica letteraria yiddish sovietica vedeva “ideologicamente” le opere di Kulbak con riserva ideologica, chiedendogli di “riformarsi”. Morì nel 1937 e nel 1956 fu riabilitato.

Il suo dramma “Boytre” è stato recentemente inscenato dal circolo drammatico yiddish di Vilnius. Una nuova edizione dell’opera di Kulbak è stata edita nel 1953 dalla casa editrice Ziko di New York con il titolo “Geklibene verk”, comprendente la prima parte di “Zelmenianer” e una selezione delle sue poesie e dei poemi.

Nella “goldene keyt” n. 27 del 1957 sono stati pubblicate diverse poesie in ebraico e in yiddish, un canzoniere e frammenti di un manoscritto trovato presso un amico d’infanzia di Kulbak.

Note

1 Corsi ispirati alle teorie del pedagogista tedesco Friedrich Fröbel (1782-1852)

2 Celebre compagnia polacca di teatro yiddish

Disner tshayld Harold

Minsk 1933

Indice

1 - Un treno ……………………….

2 - Berlino …………………………

3 - Krutshkov ……………………...

4 - Wedding ……………………….

5 - Era innamorato … …………….

6 - Panem et circenses …………….

7 - La seconda Germania …………

Daytshland

1- Un treno

I

Un treno. Una finestra. Un volto contento.

La pipa tra le rigide labbra:

un giovane si avventura nel mondo

con nient’altro che le costole intere.

Nella tasca un fascicolo di poesie selvagge,

una scatola di sigarette e la camicia:

così il piccolo sarto, suo padre, con un sidduri

un tempo s’era avventurato all'estero.

Le ruote scorrono, tac-tac-tac-tac,

forze cambiano e governi fluttuano!

- Va bene – pensa - è un fatto

che gli uomini si combattono e vivano …

II

Nel vagone – il linguaggio misto del paese:

signore, borghesucci, occhiali spessi,

i galloni di un generale sotto la pellegrina,

un lungo baffo polacco onorevole e in volonterosa.

gli occhi fissi come una lorgnette

fissati per sempre nel vuoto fuori.

Molti hanno solo il corpo, la maschera

ma l’umano se n’è andato.

La borghesia sale sui treni,

viaggia silenziosa verso la porta della Russia

e lui sta fermo con la pipa –

un vagabondo, un fumatore di pipa, un Liulkeman, un passeggero…

III

Autunno. Vuoto. Un vitello presso un pozzo.

Attraversare la distesa bagnata di boschi-blu

il treno mezzo morto si trascina verso la frontiera.

E a ogni fermata muore il motore.

Una stazione in rovina. Silenzio. Notte.

La pioggia lava i fili del telegrafo.

Eppure – un’ombra attraversa i finestrini

si intravede una baionetta d’acciaio.

Un bolscevico! La sigaretta tra i denti.

Gli occhi – strabici. Pattuglia.

E nel vagone Liulkeman da solo

ascolta tranquillamente i suoi passi.

IV

Da diciannove anni il bravo Liulkeman

legge belle poesie e romanzi

finché il mondo gli sembrava un romanzo

dov'era a volte la guerra civile.

E strano ma bello girarsi e sentire –

come suonano i slogan, come frusciano le bandiere,

come dialogano piccoli revolver, -

è una storia di Nat Pinkertonii.

E sulla strada rumoreggia un antiquato cannone,

un elmo tedesco gira nello scolo, -

Liulkeman è nel settimo cielo. E’ se poi è sazio

Si sente come Rinaldo Rinaldini.

V

E improvvisamente si trova seduto nel vagone. Va a studiare

in Europa. Ognuno ha la sua materia: un uccello canta,

un bolscevico fa la rivoluzione, e Liulkeman deve a tutti i costi

studiare. Il giorno passa. Colori d’acciaio.

Tutto divorano gli occhi brucianti:

un abete della Bielorussia nella valle. Un ponte,

un fiumicello fangoso volano via improvvisamente,

e i pali telegrafici corrono velocemente all'indietro.

La patria sta per finire! E se qualcosa ti preoccupa e richiama,

taci, amico mio, come tutti qui nel vagone tacciono,

come tacciono là lontano all'orizzonte,

tre pini argentati solitari, senza rami…

2 – Berlino

VI

Evviva, Europa! La rivoluzione ha

vomitato i commercianti moscoviti sul Kurfürstendamm;

milionari, libretti d’assegni e oro –

e il “childe Haroldiii” inventato.

Sia benedetta quell'ora buona,

quando se ne era andato con tutti gli altri!

Liulkeman sta nella stazione dello Zoo

e guarda l’Europa diritto negli occhi.

Oh paese! Dove l’elettricità scorre

in fili e nelle vene – champagne;

dove ogni lavoratore è un marxista,

e ogni casalingo un kantiano.

VII

E’ una sera estiva. Tutti si accalcano

presso la stazione dello Zoo. Ci si riversa da sottoterra,

dalla rumorosa metrò, dal tram

con cappelli e ancora cappelli e barbe appena rasate.

Macchine con clacson che suonano. Pubblicità elettrica

si scrive nel cielo. Una radio urla

nella calura del Tammuz4 berlinese.

Alles jut5! Prosperity! All right!

E già si accendono le luci dei cabaret;

l’orologio di Norimberga suona le nove –

nelle prime ventiquattro ore ubriache

Liulkeman ha imparato il modo di vivere berlinese.

VIII

I “childe Harold”mangiano poco,

in particolare il childe Harold di Disn –

e nero, magro e ossuto,

è pulito nonostante mal rasato.

Da lui emana la fatica dei sarti

Da generazioni i poveri dei poveri

Liulkeman ha già una camera al Bellevue

E lava i piatti nel ristorante.

E nel caldo blu delle sere di Berlino

È già abbastanza europeo

bensì per essere un europeo gli mancano -

un cane, una sifilide e un pigiama.

IX

Il Bellevue e calmo. I balconi e le tende,

là si incontra il consigliere segreto a spazzo,

là ci sono coloro che vivono di rendita come ragni

chiusi nei mobili empire di pelle.

Nell'auto l’autista schiaccia un pisolino.

Una vecchietta getta granelli nella Sprea.

Là si beve una birra Patzenhof in silenzio

stando a guardare proprio così;

ecco che si incontra Liulkeman con un libro

presso l’acqua. E’ felice

e sta bene, nel grande contrasto

con se, con il libro e col mondo.

X

La padrona di casa di Liulkeman è canuta,

una vecchia signorina, la signorina Weichert.

Siede nella sua stanza rococò

Imbocca il canarino e fuma.

La signorina Weichert è già negli ottanta

e il canarino si sta avvicinando ai quaranta.

Ad ambedue dispiace ormai chiaramente

di non avere, purtroppo, generato una prole!

… una primavera… in Slesia…acqua…erba…

un tenente… c’era e non c’è più…

l’uccellino bianco s’è gonfiato,

Fräulein Weichert continua a essere canuta.

XI

La padrona di casa ama il giovane russo –

ventisei anni lui – e ottanta – lei;

ogni mattina gli prepara la colazione,

e il canarino è pieno di gelosia.

Guarda seriamente come lui mangia

con le guancia calda piena di voglia –

e con spavento vede: il gelo della Siberia,

Samovar, orsi e cosacchi…

La signorina Weichert se ne va

più veloce verso la calma rococò di colore bianco-oro

e solo il canarino fischia

quando Liulkeman va a lavare i suoi piatti.

XII

Si dà fare il bel russo dei capelli neri.

Appena fissata la cravatta,

che già siede sul tetto del bus

e legge il “Berliner Tageblatt”6.

Ecco che si corre attraverso il Brandenburger Tor

con i suoi selvaggi cavalli vittoriosi

(oh, gloria!Sebbene è già terribilmente chiaro

che anche il grande vincitore è caduto …);

sulla solare piazza Savigny,

sente cantare gli uccellini berlinesi;

poi siede al “Götz von Berlichingen 7,

contento e si lecca i baffi come un gatto.

XIII

Ha già degli amici. Due cavalieri stanchi

dell’arte. Due morti di fame

Jussuf Abo8 e Erich Dern –

Il bilanciere di un tempo fermo.

Abo è un arabo sognatore,

un sensibile scultore con mani lunari,

un ragazzo di statura piccola con capelli ricci

che si strugge coll'argilla per l’oriente.

E Dern è l’uomo del lutto;

un tedesco silenzioso che parla con se stesso –

un europeo raffinato

con l’argento vivo nella spina dorsale…

XIV

Alla sera si sta al café

i volti nuotano teneramente nel fumo

e anche i pensieri nuotano, -

si parla del vecchi Lao Tse,

le parole scorrono acute e sottili,

e belli suonano gli aforismi;

ognuno tira la vecchia storia

dalla sua vecchia macchina del pensiero.

Poeti berlinesi limano qui

i più begli intagli di parole, -

solo che Abo si addormenta al tavolo

e Dern tace continuamente come una tinca.

XV

Notti berlinesi. Brillano i mortaretti.

Attorno a Liulkeman suonano orchestre di Jazz,

notti berlinesi nei cabaret con cantanti,

cosa è, amico più culturale?

Qui stanno i geni della borsa;

crani appuntiti, guance pendenti,

i frac neri sulle nuche larghe,

colli e nuche riccamente piegate.

Ognuno sembra una credenza di carne,

dove mormorano nobile sinfonie da bere –

la jazz-band grida con le voci delle colonie

nel fuoco nero di balli dei negri.

XVI

Il tovagliolo bianco attorno il collo,

si specchiano le teste pelate nei piatti,

nel secchiello gela la bottiglia di spumante,

Cosa può essere, amico, più culturale?

Un tale splendore, un tale canto!

Il cherry brandy sanguina nel bicchiere:

“Poggia la tua guancia alla mia guancia,

tu, Gretchen, con quel dolce nasino.” 9

La jazz-band purifica la mia mente,

la danza del ventre fa diventare più chiara la mia vita!…

Liulkeman siede nel bar “Am Strand”, -

cosa può essere, amico, più culturale?

XVII

Shmulik Liulkeman si è arreso,

brucia. brucia. brucia.

Abo ha solo le sue mani pensose

Ma Dern gli insegna il segreto della vita:

“Oh, non ti mischiare e prendi tutto quello che è pronto;

compra, amico mio, un grande cane pastore

che possa accompagnare il tuo mondo;

non leggere libri – non è sano!

Perché rifare quel che è fatto

è possibile solo in preferenza;

sia un gentleman per eccellenza

e non ridere anche tu se tutti ridono…”

XVIII

L’insegnante ama i pensieri travestiti,

un aforisma, forse un gioco di parole;

Dern si trova già da tanto al di là

di una cultura finita.

Insegna all'arabo a pensare

e anche Liulkeman lo conduce

su sentieri di fumo blu della filosofia,

del sentiti-solo-e-ricorda!

E tutt'attorno c’è dolce spavento:

Spengler10, Kayserling11 e Lasker-Schüler12

le parole saltano come i caprioli,

benché il sangue stanco corre già più piano.

XIX

Liulkeman ascolta e risente i tempi pazzi:

Berlino si perde in urli;

il vecchio Michel nelle campane urla;

urlano i teatri e i musei.

Granach13 s’infuria sul palcoscenico vuoto

in estasi. Moissi14 canta

come una ballerina pallida e malata,

e la poesia morta puzza…

è l’agonia di un lontano brusio,

è la morte che è dolce, -

l’espressionismo cammina con gambe rosse,

Dada – con le braghe tirate giù.

XX

E c’è solo un posticino fresco –

il “Kaiser Friedrich”, un museo dimenticato.

Ogni domenica Liulkeman ci porta

una signorina alta, fredda come la neve.

Là l’antichità bella sembra ancora più bella,

più bella sembra la bella antichità là,

La signorina sospira in vista degli italiani15.

La signorina piange per il blu di Botticelli.

Ed è bello anche con Liulkeman –

rigido cammina a grandi passi per le stanze.

La testa piena, capito quasi niente,

del resto - se lo infischia.

XXI

Così il childe Harold tentò

la fortuna in tutti i piaceri;

assaggiato il mondo da tutte le parti

e si è leccato i baffi da quel boccone gustoso.

E quello scuro miscuglio è poi fermentato

di Senderl16 e Lomonossov;17

l’Europa elettrica sembra fresca

per il playboy di Narovil.

E solo una volta si è detto

di notte tardi tra i cuscini:

- mi sembra di essere un palloncino

che si è staccato dalla lunga corda.

3 – Krutshkov18

XXII

All'angolo dove una lanterna illumina

l’ultima ora nel cielo pallido

Abo glielo ha presentata –

un uccellino biondo della Tauentzien Strasse.

Avvolta in un cappottino bianco,

con eleganti scarpine viennesi, -

non smetteva di ridere

e cicalare in una decina di lingue.

Lui guardava con le sopracciglia alzate

e non sapeva e non capiva niente;

lei bisbigliava a Liulkeman:

“I love you” e “je vous aime”

XXIII

Poi si giocava presso Abo

nell'atelier. Su tappeti yemeniti

si rotolava il childe Harold di Smorgon19.

Nel blu dell’alba i nervi bruciavano fervidamente

calmati poi dalla luce chiara,

proprio come i vasi vuoti delle conserve

e le bottiglie vuote del vino.

E l’uccellino biondo mezzo addormentato

borbottava dal cuscino verde:

- dimmi, caro ragazzo, vorrei sapere,

Non sei il cosacco signor Krutshkov20?…

XXIV

- “ Non sono, cara, il signor Krutshkov,

dormi tranquilla, bambina, non tremare…

sono solo un cosacco di Shklov, di Shklov;

mio padre era un vecchio cavaliere

un fabbro … mangiava patate bollenti direttamente dalla fiamma,

e seconda l’uso della stirpe dell’ago21

ha cantato fino alla fine della vita…

e, cara, sappi che anche il dolce trillare

può essere esagerato;

veniamo tutti dal suo castello di marmo,

giunto a volo uno dopo l’altro in questo terribile inferno”.

4 - Wedding

XXV

E’ nero ancora il cielo e freddo, e grande –

solo che fruscino già biciclette;

si riversano nuvole nere di lavoratori

verso le fabbriche. Dall'altra parte

dell’incrocio – una pallida lanterna,

un poliziotto verde22 e una prostituta;

ovunque si trova una città sotto le stelle

s’incontrano quei tre nel grigiore del mattino…

metà della notte appartiene al cabaret

ai jazzbands e ai preservativi,

l’altra metà sta sotto il giogo della A.E.G.

e delle scure locomotive di Borsig23.

XXVI

E dopodiché brilla un grande sole

Sulle mura grigie di Wedding e Neukölln,

come un principe di Hohenzoller

sulle pulite tegole tedesche.

Un postino. Un carro della birra.

E con la grossa pipa sta davanti

alla porta chiusa il grasso oste –

a metà angelo e a metà boia.

Piccoli vermi crescono come papavero nero

Sui salami di fegato e la margarina;

una coperta sta asciugando sul balcone

e nella stanza suona un mandolino.

XXVII

Herr Thyssen ha la polizia

e le forze armate del Reich le ha Herr Thyssen –

ti iscrivi in quel partito?

Sapere ciò, Grete, lo devo sapere!..

Voi solo andare al luna-park con uomini giovani,

vieni che andiamo al circo Busch.

Compagno Remele24 parla bene

Compagno Neumann25 parla ancora meglio.

E tu mi ami – ecco chissà perché

Dormiamo insieme su un cuscino;

Io amo solo quando sono disoccupato, -

Sapere questo, Grete, lo devi sapere!

XXVIII

Una semplice tendina gioca nel vento,

una pianta grassa come un pugno alzato,

e in mezzo siede – un bambino –forse non è un bambino

con la pelle verdastra e le ossa lunghe.

E’ un bambino – o qualcosa di carne sciolta,

con occhi velati, come un po’ di fumo...

comunque da qualche parte è stata già fabbricata

una fredda pallottola per la sua pancia.

Cresce nel paese una giovane forza governativa

che farà uno strappo dalla sua forma,

come un gabbiano bianco nella tempesta

si catapulta fuori e grida e ride…

XXIX

Nel frattempo c’è calma. Dorme la furia

arrotolata come un boa sotto vetro,

proprio come quella pianta grassa senza forma,

solo quel che viene è già pronto per il salto nel “futuro”…

e nelle osterie ci si pulisce i baffi dalla

schiuma di birra. I fumi sono densi

e denso è anche il fumo della pipa

e la miseria piega una testa verso l’altra.

Cade una parola di tanto in tanto

si manda sbuffi di fumo calmi e resistenti, -

e sulla pipa è dipinto

Herr Feldmarschall von Mackensen…26

XXX

Solo che tra tutte le pipe là

uno s’accende una semplice sigaretta…

un pallido uomo in una vecchi a tuta da lavoro

si sistema gli occhiali à la Radek27 sul naso.

E già sul tavolo. L’osteria bolle.

- Partito. Ordine. Una dimostrazione.

Un operaio significa miseria e duro lavoro,

ma mille sono dinamite!

Legato alla botte i suoi anni,

il grasso padrone di casa si meraviglia –

L’osteria si svuota. La furia giace

arrotolata come un boa sotto vetro.

XXXI

E Wedding, con un pugno duro alla testa

s’addormenta. E’ tarda notte.

Una grande spada è appesa sopra l’Europa.

I portoni, le osterie chiuse –

c’è calma in Germania. Il governo veglia.

Chi cambia la guardia nella galera di Moabit?

Stinnes, Krupp e Thyssen…28

suonano nel sogno i passi pesanti.

La luna tedesca nuota con splendore severo.

Un profilo senza umore.

E le strette stradine continuano a dormire

è un sogno oppure la triste verità?

5 – Era innamorato

XXXIII

Amava. E su una panchina appartata

nel Tiergarten sospirava per le pene d’amore:

quale è la causa di questo mio pensiero?

E del mio bel crollo – quale è la ragione?

Sebbene come il vecchio leone che sonnecchia qui nella gabbia,

proprio come la buona orsa ammalata

avrò in tasca un ficco secco

che metterò insieme ai miei sogni e i miei desideri,

come sempre. Rimango fedele per sempre

alla grande razza dei sarti…

tu, uccellino biondo della Tauentzienstrasse!

tu piccola bambina di porcellana!

XXXIV

Come si strugge in gabbia il triste pellicano,

si copre nel lutto con il becco,

solo che il Liulkeman berlinese

anche nello struggimento è affascinante…

la pipa fuma nella bella mano,

gli occhi a mandorla hanno lo sguardo tenero –

e sopra di lui pende in giù

un bianco ramo di gelsomino. Si strugge in maniera galante,

come Konrad Veidt29. In questa chiara giornata di giugno

è già molto europeo,

ora gli manca solo per essere un europeo perfetto,

un magro bulldog inglese.

XXXV

E’ mezzogiorno. Un affamato

childe Harold non rappresenta niente…

solamente sedendo al tavolo con un bicchierino di liquore,

splende la sua bellezza per tutta la generazione.

Movimento. Rumore. Un verde poliziotto.

Tram. Cartelli. Una bellezza vertiginosa.

Da Aschinger30 per una minestra di piselli

Entra il Disner childe Harold.

Oh, Aschinger! Polvere e fumo diventeranno

Tutti gli struggimenti,

quando si siede ai tuoi tavoli.

Con i pesanti piselli in pancia.

XXXVI

Qui i piccoli impiegati mangiano la minestra di piselli

con i polsini consumati;

i ragionieri, dopo un giorno di fatiche,

sognano qui di cessi caldi.

Un piccolo mediatore, un povero studente.

Una silenziosa vedova di guerra che prega –

con dolci labbra e pie mani,

come la madonna della cappella sistina.

Un pittore affamato guarda

Quelli che mangiano. Là giace una prostituta.

Qui si danno da mangiare al piccolo pagante

gli avanzi europei…

XXXVII

Dopodiché Liulkeman ammalato

è caduto nei guai sempre di più;

infreddolito stava pallido sul sofà

con libri e giornali tutt'attorno.

Leggeva Stirner31, leggeva Heine,

leggeva Kilpe32 e Jerusalem33,

solo che improvvisamente sente: “je vous aime!”…

e allo childe Harold viene da piangere.

La signorina Weichert bussa: Oggi è il grande giorno di Goethe. Forse può chiedere

se il Russo, come uomo e amico,

può dedicare un quarto d’ora a Goethe?

XXXVIII

Oggi è il Goethe-giorno. Dagli orologi rococò

cadono sottili chiari secondi.

La signorina Weichert sta leggendo davanti al camino

le liberali “Elegie romane”.

Lo spirito del poeta riposa nell'antiporta

in ogni casto bicchiere brillante,

e sembra che anche le ombrose pareti qui sentono

la voce del più grande maestro.

Solo il vecchio uccellino ha perso

ciò che oggi vuol cantare a tutti i costi:

- canterò come cantava Geheimrat Goethe

negli suo anni del Faust!..

XXXIX

Herr Liulkeman si disse in silenzio:

maledetto tutti gli ebrei e francesi,

che vostro imperatore sia stato cacciato

e il Michel34 balla e gira senza pantaloni…

ma vedo già arrivare quegli anni,

quando ogni asciugamano suo sarà ornato

con le parole di Goethe. Oh, compagnia dolce

di due milioni di speroni tedeschi –

il Togo35 s'inginocchierà davanti alla sua gloria,

e nell'orecchio della chansonette

un leone stanco di un consortium

citerà versi del grande Goethe!!

XL

Oh, spirito sublime, ci inginocchiamo profondamente

davanti ai tuoi servi locali –

i canarini con la lettera d’amore

nel verde becco. Gioiellieri

della parola. Beato. Klezmer

e lamentatori che avete reso così dolce

i pranzi degli imperatori,

e le principesse ai piedi

distesi in saggezza, come vecchi caproni,

in estasi con la bava alla bocca…

voi, uccellini di tutte le nazioni!

Voi, storni nei neri frac!

XLI

Anche se mi convince il grande spirito –

sta estraendo ciò che giace in basso;

è uno specchio vuoto, che mostra

le mute forze del profondo.

E’ un saluto di sentieri cancellati.

E’ un ammonimento. E’ un richiamo.

E’ un eco di combattimenti.

E’ un sogno di un grande corpo.

Emana il monossido di carbonio nelle grigie biblioteche

e chiacchiera ombrosamente, come un vecchio corvo…

ci sono solo un centinaio di opere, che vegliano.

XLII

E so molto bene che già mille volte invano

si si è arzigogolato per il segreto della vita,

come le galline cercano nei rifiuti…

non hanno trovato proprio niente

tutte quelle teste con i cappelli a geroglifici36

oscurando qualsiasi passo

domare le tempeste e i lampi,

a parte ciò – divinità, e dio e ancora dio

arde come una lampadina sacra di notte

da sotto le sue ragnatele,

e il pensiero che un professore fa

è il vostro sguardo e la mia voglia di vivere.

XLIII

- E io sono ammalato, mademoiselle,

sono ammalato in maniera strana, come il secolo,

e al suo tempo non ho pure fatto meravigliosamente

un salto giù dalla soglia del babbo.

Audacia, irruenza da giovane, impudenza

un po’ di Blok, un po’ di Schopenhauer,

Kabbalah, Peretz e Spinoza,

e sentirsi sradicato e tristezza, tristezza, tristezza.

E qualcosa si aspetta tutti gli anni -

presto tutto cadrà a pezzi

finché la gioventù se n’è andata

e con niente in mano si resta.

XLIV

Dixi!” sorrideva soavemente Liulkeman

e toglieva il sudore freddo dalla fronte:

- un po’ di valeriana!..

E come una fontana sgorgano le lacrime,

come da un salice piangente presso l’acqua dopo la pioggia.

Negò. Negò tutto.

Sedeva davanti al camino un pallido

childe Harold e piangeva di cuore.

La signorina guardò fisso attraverso la lorgnette

L’uccellino cattivo incominciò a cantare:

- Oh dio, anche una valletta di carte

ha incominciato a cantare della miseria??..

XLV

Attorno a mezzanotte. La casa dorme già

sognava con sguardi lunari sulle pareti,

Liulkeman correva giù per le scale,

un po’ stravolto, non pettinato e inibito.

E Liulkeman con i suoi amici

andarono poi a ubriacarsi fino a cadere;

pernottavano con ladri da qualche parte in un buco

e scopavano le serve in piena piazza…

intanto Dern distribuiva a destra e a manca aforismi,

spiegava Hegel per i due

suoi studenti… solo che allora stavano già tranquilli

nella stazione di polizia.

6 – Panem et circenses

XLVI

Viva l’Europa! Panem et circenses.

Bluff di bravi bluffatori.

Il lavoratore si sente triste nel letto,

è attirato da una grande birra di Patzenhofer, -

e nello scuro cortile di una fabbrica

suona un'accetta blu: si sta costruendo un edificio.

La dei pugili romperanno il collo,

e il popolo tirerà la margarina.

E che splendore! Con tappeti coperto

il pavimento. La corsia pedonale – pulita.

E le candele guizzano. La massa sente

Con le narici aperte il nemico.

XLVII

Poi: con pugni di cuoio nel ring

i pugili si scuoiano a vicenda come i buoi.

Si spostano morbidi e veloci,

e già attira l’algebra del box…

knock-out!.. In lode alla cultura

dal bel Benz solo cocci;

ondeggia la muscolatura

in ombrosi colori di Rembrandt.

E come suona la spina dorsale!

Come ecco scoppiano i timpani!

La massa ansima oscuramente,

alla luce di scure candele di cera.

XLVIII

Knock-out!… e attorno al palco

un mucchio di teste meravigliate,

colpi come duri battiti.

Melodie per un pianoforte di carne…

solo improvvisamente – poing! Un freddo crack,

una caduta . Un sospiro: e il cortile è

vuoto. Già qualcuno in frac sta lì

e tasta il polso della bella vittima.

Le candele guizzano, mandano una luce pallida

Tutti corrono tristi e desolati ---

childe Harold ha urlato con la massa,

era pure lui un… socialista.

7 - La seconda Germania

L

Nelle strette strade c’è calma,

nessun rumore, nessun fruscio, nessun movimento:

si sente solo il respiro del cielo e della terra.

La luce di un proiettore alla porta.

Un occhio d’acciaio. Alla luce fiacca

Da qualche parte si apre la notte:

si affiggono gli ultimi manifesti,

cambia una guardia di operai,

e tra le luci che strisciano attraverso e sopra

le piazze e oltre siede un operaio con la pipa

su un tram rovesciato.

LI

Una battaglia. Sulla Nettelbeck-Strasse37

c’è un poliziotto. Un camion abbaglia.

Nell'oscurità – una massa lorda

di fucili, comandi e mani.

Un luogotenente con un binocolo

conduce la morte su una Citroen:

-“Pista libera!” … la notte si dà una scossa.

- Collega! Non è successo niente,

quella gente di merda non vuole morire…

- Collega! Stai sentendo passi?..

solo vola un vaso di fiori

e apre un sudicio cranio.

LII

E succede che: in una fila viene versato qualcosa

dal buio, si versa e versa;

figure formate dal buio pesto…

Una salva. Con passo confuso

si ferma la grossa macchina. Una bestemmia

taglia la notte, un corri corri dalle scale

con i propri stracci insanguinati

coperte le teste insanguinate –

urlano “Verdi”… segue un assurdo silenzio,

nel cielo – l’orsa maggiore…

e in terra – un binocolo, una rivoltella,

un po’ di sangue… e poi niente.

LIII

Arriva il giorno. La testa tra le ginocchia magre,

Schulze sta nascosto nei cortili;

Una pallottola gli passa le tempie –

È della sua industria…

Arriva il giorno. Presso il tabacchino

Sta Heinze e tocca la serratura

- se cadono sulle barricate

per il tedesco significa che le sigarette…

Arriva il giorno. Sulla promenade

È in ginocchio un uccellino ubriaco:

- il babbo - sulla promenade

un fratello – a Moabit.

LIV

Arriva il giorno. Wedding si sveglia con spavento.

Wedding sanguina al risveglio del giorno.

Sanguina come un animale selvatico al margine

Della foresta. Sogni si perdono

come acqua. Giovani sparsi,

le zampe insanguinate in bocca:

- Ciò che c’è ora è orrore,

e ciò che è stato – era una menzogna!!..

Arriva il giorno. Attraverso la polvere rosa

Scorrono colori pallidi e freddi;

rosso arancia sottile sulle porte,

e blu – dov'è intera solo una finestra.

LV

Più tardi il sole ha lavato

I volti grigi dell’orrore,

e i giovani – le mani in tasca,

le sigarette in bocca,

ridevano sulle piazze

e nei comizi:

- vogliamo scopare via il marciume

da tutte le città tedesche…

e bandiere, e striscioni, e fiocchi

sventolavano rossi e larghi;

sui cortili si cantava ora

della grande lotta di classe.

LVI

E di giorno… un canto aggressivo

Proviene dalle cantine, dalle mansarde e dai tetti…

Solo passi, solo movimento, solo andatura.

Un milione si riversa dai buchi.

Svolazzano in rosso. Sparsi

per le strade e piazze. Bandiera dopo bandiera

Solo respiro. Solo ostilità- Solo occhi.

Un freddo milione grigio.

Le porte - distrutte a colpi d’ascia. Svuotate

Le corti, un vento soffiava.

Un milione stava là a Wedding –

Un pugno grosso e chiuso.

LVII

- Chi cambia la guardia nel carcere di Moabit?

Stinnes, Krup e Thyssen…

Sentiamo giorno e notte i pesanti passi

Delle tue guardie, Moabit, o Moabit…

La Francia ha buon acciaio,

il Belgio – carbone, e la Germania proiettili,

i proletari sono dappertutto

il bue da colpire.

Le vecchie carceri ci hanno divorato,

come tu, o patria, sei grande,

Neukölln cantava il suo odio

E Wedding è partito per la morte!..

LVIII

E improvvisamente – un silenzio da far spavento.

nella pancia pelosa sta la furia,

e splendono le asce alzate –

La città è ammutolita.

Che bellezza crudele… un bosco,

quando la tempesta lo apre più profondo,

fa stridere dentro terribilmente freddo

e scrive con una penna fiammante

lampo dopo lampo… ora ogni essere

è impietrito come da Laocoonte…

il salto gelato di un animale,

il freddo, grigio milione.

LIX

Alexander Platz splendeva,

guardando intelligente sulla massa:

l’uccellino biondo della Tauentzienstrasse,

con tutti i suoi deliziosi amici.

Dern, il filosofo dei café,

incipriato come una ballerina;

Abo e Liulkeman – in giacca rosa baby

E cravatte proprio verdi.

L’uccellino chinata verso Dern

È magra e bella in maniera commovente;

la boccuccia è rosso sangue e piccola

e gli occhi – tenere violette.

LX

C’est charmant”!… La dimostrazione

sparsa a miglia su Berlino,

la nazione è divisa in due metà sanguinanti,

e la seconda Germania se ne va:

in berretti, in tute marroni di velluto a coste,

pallidissima, non rasata,

senza chiese, senza carceri, senza castelli,

senza pensioni, senza assegni,

con il fabbro di Emil Henning380 se ne va,

il fochista dell’AEG.

E nessuno ha un solo pfennig,

e nemmeno una giacca rosa baby.

LXI

Niente velluto, niente biancheria intima di seta,

si agitano velluto a coste e Manchester,

gli ottoni caldi e senza regola,

il timpano, come un orso nella tana,

i piatti – solamente odio urlante,

e larga e chiara si riversa

una lenta ostilità dal basso.

E improvvisamente un silenzio di tomba.

Una salva, un ordine, uomini per terra.

Da una bocca scorre sangue a fiumi…

La morte. Un milione taceva.

LXII

Di notte in un osteria di Wedding

Quattro magre silhouette

sedute sulle panchine di legno,

con cravatte e polsini.

Dice childe Harold: compagni

L’uomo è eternamente buono,

l’uomo ha versato il sangue

e verserà sangue in futuro.

Bevete dunque, beviamo

E dire in silenzio:

L’uomo prende a puzzare

Ancor prima che muoia.

LXIII

Di notte sulle piazze e sugli incroci

Una dimostrazione in quattro:

- Europa, Europa portiamo

per te una grossa spada.

Non invita sui letti

Tu vecchia Sodoma peccaminosa!

Abbasso con Beethoven e Goethe

E abbasso il duomo di Colonia!

Il largo cielo diventa grigio

E noi diventeremo grigi pure;

noi – gli ultimi lupi che ululano

sulle rovine di un sistema.

Note

i Raccolta di preghiere quotidiane.

ii investigatore di una serie di gialli molto amato dalla gioventù tedesca prima della grande guerra.

iii eroe dell'omonimo poema di Lord Byron.

4 luglio in ebraico.

5 „tutto bene“ in dialetto berlinese.

6 giornale pubblicato a Berlino tra il 1872 e il 1939.

7 locale berlinese il cui nome si ispirava all'omonima tragedia goethiana.

8 il nome dell'amico richiama l'Abu Yusuf (729?-798), giurista e seguace dello hanafismo, la scuola giurisprudenziale più antica dell'islamismo sunnita.

9 parole di una poesia di Heine.

10Oswald Spengler, filosofo (1880-1936).

11Meyer Kayserling, storico e rabbino (1829-1905).

12Else Lasker-Schüler, poetessa (1869-1945).

13 Alexander Kranach, attore austriaco naturalizzato americano (1890-1945).

14 Alessandro (Alexander) Moissi, attore austriaco di lingua italiana e di origini albanesi (1879-1935).

15 i pittori italiani.

16 figura simbolica del romanzo „Beniamino il Terzo“ di Mendele Moikher Sforim.

17 Michail Vasil'evič Lomonosov, scienziato e linguista russo (1711-1765).

18 un uomo fuggito dalla Russia.

19 la città natale di Kulbak.

20 ataman dell'Ucraina.

21 si intendono dei sarti.

22 i poliziotti tedeschi portano un uniforme verde.

23 August Borsig, industriale tedesco (1804-1854).

24 il candidato dei radicali socialdemocratici.

25 il candidato del partito comunista.

26 August von Mackensen, generale tra i più importanti della Germania imperiale (1849-1945)

27 occhiali con montatura di corno.

28 Hugo D. Stinnes (1870-1924), Friedrich A. Krupp (1854-1902) e August Thyssen (1842-1926) furono importanti industriali tedeschi.

29 famoso attore cinematografico tedesco (1893-1943).

30 proprietari di una serie di locali popolari a Berlino.

31 Johann C. Schmidt (noto con lo pseudonimo Max Stirner), filosofo tedesco, individualista e anarchico (1806-1856).

32 autore di un testo sulla storia della filosofia.

33 Wilhelm Jerusalem, filosofo e pedagogista ebreo austriaco (1854-1923).

34 termine generico per un “piccolo borghese”.

35 ex colonia tedesca in Africa.

36 espressione satirica di Heine (dall'opera “La città di Lucca) riguardo coloro che riflettono senza sosta sulla metafisica.

37 si tratta dei primi disordini protonazisti nel 1924 che combattono con i comunisti.

38 industriale tedesco.

Casella di testo

Citazione:

Moyshe Kulbak, Disner tshayld Harold, a cura di Sigrid Sohn, "Free Ebrei. Rivista online di identità ebraica contemporanea", III, 1, maggio 2014

url: http://www.freeebrei.com/anno-iii-numero-1-gennaio-giugno-2014/moyshe-kulbak-daytshland