Matteo Simonetti, Hannah l'antisemita

"Free Ebrei", I, 2, ottobre 2012

Abstract

Matteo Simonetti's essay try to analyze the problem of a "Jewish anti-Semitism" through the thought and the work of Hannah Arendt.

Matteo Simonetti è un saggista marchigiano residente a Potenza Picena, autore di diversi volumi a carattere politico.

Nel 2005 pubblica “Stasera dirige Nietzsche” (sul rapporto tra musica e politica), nel 2006 – a quattro mani con il Senatore Magnalbò – dà alle stampe Per un manifesto della destra e infine Demonocrazia (2010), una critica di alcune degenerazioni dell’attuale ordine liberal-democratico.

L’A. stesso in quarta di copertina propone Hannah l’antisemita come un libro che “ponendosi al di là di ogni pregiudizio e militanza, cerca di riflettere sulla natura dell’antisemitismo e dell’ebraismo storico e culturale, senza preoccuparsi dell’impopolarità”.

La domanda di fondo dell’intero testo può essere così sintetizzata: se alcune accuse rivolte agli israeliti (attaccamento al denaro, modalità d’azione lobbistiche, “doppia fedeltà”, sionismo come nazionalismo razzista, generale disprezzo verso i “gentili”, carattere utopistico e rivoluzionario dell’azione politica) sono condivise e proposte da pensatori ebrei – o di origine ebraica - considerati “politicamente corretti”, per quale motivo chiunque altro intenda avanzare critiche affini viene bollato come antisemita? E, questione sottintesa: alla luce delle affermazioni di questi intellettuali, quanto c’è di vero in alcuni giudizi sull'ebraismo?

Il saggio è preceduto dalla prefazione dell’editore – il Prof. Claudio Mutti – che introducendo la questione “antisemitismo” polemizza apertamente con Hannah Arendt e con una certa “didattica olocaustica” presentata come affine ad una disciplina religiosa.

Scorrendo le pagine del volume la tesi sostenuta acquisisce man mano chiarezza e completezza: il concetto odierno di antisemitismo finirebbe per basarsi su assunti in parte condivisi da una élite intellettuale che l’A. identifica principalmente in H. Arendt, S. Freud, T. Adorno, E. Bloch e G. Scholem. Riferendosi a questi autori si procede ad una ripartizione dei capitoli principali: “Le cause dei pregiudizi: le teorie di T. Adorno”, “Analisi dei pregiudizi: le posizioni di H. Arendt”, “Analisi dei pregiudizi: le posizioni di S. Freud”, “E. Bloch: messianismo ed utopia comunista”, “Messianismo, apocalisse, anarchia, dissacrazione: G. Scholem”.

Le riflessioni di questi intellettuali ebrei “non imputabili di tradimento ideologico” (p. 121), spingono l’A. a concludere che i succitati pregiudizi sono in realtà post-giudizi in quanto contengono “almeno un fondamento di verità” (ibidem).

A fianco di questa affermazione si ribadisce come una critica serrata dell’ebraismo o della storia ebraica conduca rapidamente il protagonista di questa impresa culturale ad essere etichettato come “antisemita” e di conseguenza ad essere mediaticamente linciato o, in alcuni Stati, esposto a conseguenze giudiziarie. L’accusa di “antisemitismo” diverrebbe così una facile arma per arginare alcune obiezioni non gradite alla minoranza ebraica.

Il libro nel complesso è da considerarsi come un’intelligente raccolta di riflessioni – organizzate e commentate dall’A. – circa l’autodescrizione e l’autocritica nel mondo ebraico. Manca, nello sviluppo del saggio un elemento che avrebbe potuto ben integrarsi col resto della disamina, ovvero la presenza nelle stesse fonti rabbiniche di ulteriori elementi di conferma rispetto alla tesi generale del volume. Questa mancanza in parte è giustificata dalla volontà dell’A. di riferirsi a fonti legate alla contemporaneità e d’altro canto è in un qualche modo compensata da alcuni riferimenti riportati nel saggio introduttivo del Prof. Mutti.

Casella di testo

Citazione:

Matteo Simonetti, Hannah l'antisemita (recensione di Andrea Giacobazzi), "Free Ebrei. Rivista online di identità ebraica contemporanea", I, 2, ottobre 2012

url: http://www.freeebrei.com/anno-i-2-luglio-dicembre-2012/simonetti-hannah-lantisemita