Gabriele Nissim, La lettera a Hitler

"Free Ebrei", IV, 2, dicembre 2015

Gabriele Nissim, La lettera a Hitler. Storia di Armin T. Wegner, combattente solitario contro i genocidi del Novecento, A. Mondadori, 2015, 312 pp., € 20

di Sara Valentina Di Palma

Abstract

Sara Valentina Di Palma review Gabriele Nissim's book on Armin T. Wegner, a German physician who struggled against the genocides during the interwar period.

 

Giornalista, studioso dei dissensi nel blocco sovietico durante la Guerra Fredda e sui problemi dei paesi dell'Est Europa e dell'ebraismo nel mondo post-comunista, Nissim ha sviluppato negli ultimi vent'anni un crescente interesse per i Giusti tra le nazioni, ovvero coloro i quali, nel tentativo salvare vite umane, mettono a repentaglio la propria esistenza per combattere i perpetratori di violenze e di genocidi.

La definizione di Giusti tra le nazioni, Hasidei Umot HaOlam, si richiama al concetto talmudico “chi salva una vita salva il mondo intero” (Talmud Bavli, Sanhedrin 37a) e nasce dopo il Secondo conflitto mondiale per definire i non ebrei che rischiarono la vita, durante la Shoah, cercando di aiutare gli ebrei braccati dalla furia genocida nazifascista. Dal 1962 Yad VaShem, principale centro di ricerca e museo israeliano sulla Shoah, conferisce ai Giusti, il cui operato sia stato ricostruito e verificato, una speciale onorificenza.

Una quindicina di anni fa Nissim ha fondato a Milano Gariwo la foresta dei Giusti, un'associazione impegnata a cercare i Giusti di tutti i genocidi nel mondo ed a creare diversi giardini loro dedicati. Gariwo ha di recente ottenuto da parte del Parlamento Europeo l'istituzione della Giornata europea dei Giusti, universalmente dedicata a tutto coloro che nel mondo hanno combattuto crimini contro l'umanità.

L'ultimo lavoro di Nissim, uscito nell'aprile 2015 nella data che commemora il centenario dell'inizio del genocidio armeno, concerne la figura di Armin T. Wegner, un anticonformista scrittore tedesco impegnato a denunciare le violenze che egli vide perpetrare prima contro gli armeni sterminati dal regime dei Giovani Turchi, e poi contro gli ebrei fin dall'ascesa di Hitler in Germania nel 1933.

Il saggio, dalla lettura avvincente nel dipanarsi degli eventi e del percorso spirituale del protagonista, ricostruisce la vita del Wegner privato e più intimo, usando fonti epistolarie (che sarebbe stato bello vedere integrate con altro materiale documentario), con l'interessante espediente letterario di immedesimarsi nei panni di colei che per prima e casualmente, alla ricerca di un impiego, ebbe modo di lavorare come segretaria per l'ormai anziano scrittore da tempo residente a Roma. Incuriosita per la figura di quello che al momento le apparve come un estroso mitomane, Johanna Wernicke-Rothmayer verificò poi la veridicità di quanto Wegner affermava di aver vissuto e scritto, e fece dello scrittore il suo oggetto di studio di tutta una vita.

Il primo capitolo riassume così la trama di tutto il libro, con la casualità dell'incontro tra la giovane tedesca e lo scrittore, l'inizio del lavoro per lui, la dettatura di una vecchia lettera scritta da Wegner a Hitler nella primavera del 1933 invitandolo a porre fine alla campagna antisemita tedesca, e la successiva tesi di laurea che la ragazza scriverà sullo scrittore, una volta tornata in Germania, dopo averne compreso l'importanza. Ogni capitolo della tesi, e quindi della biografia di Nissim, ripercorre aspetti diversi racchiusi nella lettera al Führer, dal senso di diversità e di emarginazione infantile, in un ragazzino cresciuto da un rigido padre prussiano incapace di comprenderne la sensibilità al male nel mondo, attraverso l'impiego come ufficiale sanitario tedesco a Costantinopoli e l'incontro con le deportazioni armene verso il deserto siriano e quindi la morte.

Cruciale a mio avviso è il quarto capitolo sull'ambiguità del bene, ovvero la difficoltà umana di considerare i Giusti come esseri umani, con le loro ombre e le loro debolezze, piuttosto che appiattiti eroi da fumetto in un mondo in bianco e nero dove “si pretendeva da Armin che la sua ribellione morale e letteraria [al genocidio armeno] avesse immediatamente una collocazione politica chiara e definita, e non si accettava che i tempi di uno scrittore fossero diversi da quelli di un politico” (p. 53). Una certa critica storiografica accusa infatti Wegner di essersi esposto in Germania, denunciando pubblicamente il genocidio armeno, quando ormai era troppo tardi, senza tener conto del travagliato percorso interiore che aveva portato lo scrittore, dalla presa di coscienza delle violenze ed il goffo tentativo di intervenire personalmente per salvare un bambino, alla denuncia sistematica e documentata di quanto il regime dei Giovani Turchi aveva perpetrato con la complicità dell'alleato tedesco.

Nissim racconta poi l'evoluzione di Wegner da pacifista a comunista, e la sua aspirazione al bene universale e all'uguaglianza tra gli uomini, come conseguenza del percorso interiore dello scrittore, per giungere alla parte centrale del saggio ovvero la lettera a Hitler, nata da un ulteriore momento determinante per la vita del protagonista. Si intrecciano qui la vita sentimentale privata di Armin e la Storia: l'incontro con la bella e colta Lola Landau, proveniente da una facoltosa famiglia ebraica berlinese, il dispiegarsi dell'antisemitismo dopo la conquista nazista del potere e il tormentato dilemma sull'esclusività identitaria, secondo la quale si può essere fedeli o al proprio ebraismo (il quale necessariamente, a causa delle persecuzioni crescenti, non può che volgersi verso il sionismo e l'aspirazione a creare una patria ebraica in Palestina, lontano da chi vuole espellere e perseguitare gli ebrei) oppure alla propria origine tedesca.

Wegner ama Lola, che nel frattempo ha sposato e da cui ha una figlia, ma sottovaluta la pericolosità del nazismo e resta a lungo convinto che amare la patria tedesca voglia dire chiedere a Hitler di fermare quelle violenze antiebraiche così disonorevoli per la Germania. Lo scrittore sarà costretto a prendere coscienza della pericolosità del regime solo dopo essere stato detenuto e torturato nel lager di Oranienburg (che un frequente refuso nel testo vuole scritto erroneamente come Orianenburg), mentre il suo matrimonio entra in crisi a causa delle scelte imposte dalla Storia, con Lola sempre più convinta che la sola salvezza per gli ebrei sia all'estero, e Wegner sicuro di non poter essere mai accettato in Palestina perché considerato traditore in quanto tedesco. I due si separeranno, non solo come misura formale di facciata affinché lo scrittore non sia più censurato in quanto coniuge di un'ebrea, ma di fatto, l'una in Terra di Israele e l'altro, costretto comunque a riparare all'estero, in Italia dove Wegner conoscerà un nuovo amore, l'artista polacca Irene Kowaliska (anch'ella di origine ebraica da parte paterna), e avrà un altro figlio, Misha.

Fautore del dialogo ebraico-tedesco quando i tempi non erano ancora maturi, Wegner elabora il senso di colpa per appartenere al popolo dei perpetratori trovando una chiave di lettura nuova: se colpevoli furono gli assassini, ma anche i complici e gli indifferenti, vi furono anche gli eroi del 20 luglio che attentarono (purtroppo invano) alla vita di Hitler, e coloro che si opposero al nazismo, e quanti cercarono di aiutare gli ebrei braccati. Dunque è necessario cercare i Giusti, individuare la parte buona della nazione tedesca, e insieme dell'umanità. L'ultimo e nono capitolo traccia le fila della riflessione di Johanna, e di Nissim dietro di lei: forse Wegner avrà lottato come un eroe donchisciottesco contro i mulini a vento scrivendo lettere ai grandi della terra, dal presidente statunitense in merito al genocidio armeno, al Führer per chiedergli di porre un freno all'antisemitismo tedesco, a Gorkij per puntare il dito contro il fanatismo staliniano di cui Wegner fu presto consapevole in seguito ad un viaggio in Unione Sovietica, ma l'importante non era avere o meno risposta, bensì fare quanto più possibile per denunciare e fermare il male, per non restare silenti a guardare rendendosi così comunque complici. 

Casella di testo

Citazione:

Gabriele Nissim, La lettera a Hitler (recensione di Sara Valentina Di Palma), "Free Ebrei. Rivista online di identità ebraica contemporanea", IV, 2, dicembre 2015

url: http://www.freeebrei.com/anno-iv-numero-2-luglio-dicembre-2015/gabriele-nissim-la-lettera-a-hitler