Arturo Marzano, Guri Schwarz, Attentato alla sinagoga

"Free Ebrei", III, 2, settembre 2014

Abstract

Arturo Marzano's and Guri Schwarz's essay is a historical fresco of perception of Israeli-Palestinian conflict in Italian newspapers from 1967 till the 1982 Synagogue attack in Rome.

Il rapporto fra immaginario collettivo, opinione pubblica e realtà storica è quantomai problematico: prevede l'interazione fra diversi spazi temporali spesso in conflitto o indifferenti l'uno con l'altro, pone in questione soggetti ideali e reali. Lo dimostra questo bel saggio a quattro mani di Arturo Marzano e Guri Schwarz dedicato alla storia degli ebrei in Italia dal 1967 alla fine degli anni Ottanta. Attentato alla sinagoga: 9 ottobre 1982 (Il conflitto israelo-palestinese in Italia) tenta di analizzare l'evoluzione dell'identità ebraica italiana "immaginata" attraverso le ripercussioni della politica estera, in particolar modo il rapporto politico, ideologico e culturale fra il nostro paese (vedi la rappresentazione dei mass-media) e il conflitto israelo-palestinese (cioè le varie declinazioni del nazionalismo palestinese e lo Stato-nazione d'Israele). In un certo senso, i due autori hanno intrapreso una "terza via" tra l'approccio "intenzionalista" di Michele Sarfatti e quello "funzionalista" di Renzo De Felice. Il titolo richiama alla memoria quello che – secondo gli autori – è il culmine del processo di rielaborazione dell'immaginario collettivo dell'ebreo nell'Italia repubblicana. L'attentato di matrice terroristica contro il luogo simbolo della religione ebraica segna in qualche modo l'irrompere di una nuova stagione dell'antisemitismo nel nostro paese e, più in generale, sul continente europeo.

Due parole vanno dedicate agli autori. Arturo Marzano (1973), attualmente Marie Curie Fellow presso il Dipartimento di Storia e Civilizzazione dell'Istituto Universitario Europeo di Fiesole, è uno studioso da sempre attento al rapporto fra ebraismo italiano e conflitto israelo-palestinese, nonché fra Italia e Medio Oriente. Dopo un lavoro dedicato all'immigrazione di ebrei italiani in Palestina nel periodo interbellico (Una terra per rinascere, Marietti 2003), ricordiamo la recente cura degli scritti del musicologo Leo Levi (L'Ancora del Mediterraneo, 2011). Guri Schwarz (1975), Visiting Assistant Professor presso il Dipartimento di Storia dell'UCLA, si è occupato in prevalenza di storia degli ebrei italiani in epoca repubblicana (Ritrovare se stessi, Laterza, 2004, seconda edizione in inglese: Vallentine Mitchell 2012) e della nazionalizzazione delle masse (Tu mi devi seppellir, UTET libreria 2010). La sensibilità del primo, più attenta a ricostruire i rapporti politici e diplomatici italiani nello scacchiere mediorientale, si è fusa con una maggiore predilezione del secondo per l'analisi dei miti fondatori dell'Italia repubblicana – e degli ebrei italiani.

Come specificato nell'introduzione, i primi due capitoli del saggio sono stati scritti da Arturo Marzano, gli ultimi tre da Guri Schwarz. L'introduzione e alcuni paragrafi (L'Italia e il terrorismo mediorientale, L'attentato) sono stati scritti a quattro mani. Il primo capitolo (Una regione in guerra) fornisce un quadro dello scacchiere mediorientale, che dimostra l'esistenza nella galassia palestinese di diverse anime politiche: una maggiormente disposta al dialogo, l'altra più incline al terrorismo. Il riconoscimento della controparte palestinese da parte israeliana avverrà solo dopo due decenni di lotta serrata su territorio palestinese e non solo. Il secondo capitolo (L'Italia e il conflitto: un'equidistanza sbilanciata) sposta il baricentro dell'attenzione sul caso italiano. Da una parte l'A. si sofferma sulla maturazione della posizione di "equidistanza sbilanciata" (a favore dei palestinesi) dopo il 1967, espressa sia in ambito politico-diplomatico (vedi l'azione dei gruppi palestinesi sul suolo italiano), sia in ambito culturale-editoriale (la formazione di una propaganda capace di fondere il discorso terzomondista e antimperialista con quello resistenziale e antifascista). Il 1967 (guerra dei Sei giorni) viene descritto come uno spartiacque politico, diplomatico e culturale: la Palestina diventa il "nuovo Israele", vittima del "fascismo" sionista, mentre lo Stato d'Israele diventa la "nuova Germania nazista", carnefice dell'"antifascista" palestinese.

Il terzo capitolo (Il teatro delle ombre: la guerra del Libano e la "fine del dopoguerra") inaugura la parte meno politico-diplomatica e più attenta alla storia dell'opinione pubblica. Guri Schwarz tenta di spiegare il processo di "revisione" mitologica della figura dell'ebreo nell'immaginario collettivo. La guerra del Libano funge da spartiacque perché rende difficile collocare il nodo nazismo-ebreo-Israele nella classica contrapposizione fascismo/antifascismo: da una parte i temi dell'anticolonialismo e dell'anti-imperialismo hanno risemantizzato il discorso antifascista; dall'altro la forza e la determinazione d'Israele ha messo in discussione l'idea dell'ebreo vittima archetipica (cfr. p. 135). Il problema della guerra del Libano diventa culturale e politico sia nell'opinione pubblica italiana più in generale, sia in quella ebraica in particolare. L'analisi dell'A., concentrata in particolare sui quotidiani di centro-sinistra (quelli del c.d. "arco costituzionale"). coglie assai bene il punto della questione: l'opinione si nutre di categorie astratte, spesso di matrice mitica, come tali simmetriche e invertibili (secondo Lévy-Strauss), che ben poco hanno a che spartire con le persone in carne e ossa. Il "linguaggio delle idee senza parole" attribuito da Furio Jesi alla cultura di destra potrebbe essere utilizzato per definire larga parte del dibattito in corso nell'Italia degli anni Settanta e Ottanta. L'opinione pubblica colloca Israele nelle categorie più note: quella dell'ebreo nazi-sionista (il carnefice) o quella dell'israelita vendicatore e "cattivo" (recupero dell'immagine vetero-testamentaria).

Il quarto capitolo (Il posto degli ebrei tra diaspora e Israele) analizza l'evoluzione dell'immaginario collettivo durante la guerra del Libano attraverso la stampa di sinistra. L'A. individua una vera e propria escalation nell'estate del 1982. Si parte dall'appello per il ritiro d'Israele firmato da un gruppo di ebrei democratici e di sinistra, fra cui Primo Levi. Alcune espressioni apparse nel suo primo romanzo Se non ora, quando? vengono strumentalizzate da una parte della stampa di sinistra, che si appella all'ebreo come vittima archetipica per criticare l'operato dello Stato d'Israele: tutto questo – secondo l'A. - testimonia "la fragilità delle categorie culturali con cui la società italiana aveva effettivamente elaborato la cosiddetta 'questione ebraica' dopo la seconda guerra mondiale" (p. 164). Il moto d'indignazione cavalcato dai media determina un progressivo isolamento della comunità ebraica italiana, culminato in settembre con la visita di Arafat a Roma, il massacro di Sabra e Shatila e ai primi attentati contro obiettivi ebraici su territorio italiano (la bomba davanti al CDEC di Milano e l'attentato contro lo stabilimento della Coca-Cola altoatesino gestito da due ebrei).

Il quinto capitolo (L'attentato del 9 settembre e le sue conseguenze) si concentra sull'attentato di Roma, avvenuto il 9 ottobre 1982, che portò alla morte del piccolo Stefano Gaj Tachè. L'A. ricostruisce inizialmente la storia giudiziaria dell'esecutore (il giordano Abdel al-Zomar) e del mandante (probabilmente Abu Nidal). La reazione della piazza ebraica fu improntata alla rabbia contro i mass media. Il rabbino capo Toaff giocò un ruolo di primo piano in questo momento di tensione: pur criticando il mondo politico e giornalistico, contribuì a contenere la frustrazione della base popolare. Il dibattito sulla stampa s'interrogò sulla presenza di antisemitismo in Italia. Sotto accusa fu, in particolare, il Pci e la sua posizione verso la condizione degli ebrei oltre cortina. La "revisione" del Pci fece da contraltare al filo-palestinismo socialista di quegli anni. Il 1982 non fu solo l'anno dell'attentato ma anche quello della "rinascita" dell'ebraismo italiano: aumentò la presenza delle realtà ebraiche organizzate nella sfera pubblica e il "popolo del ghetto" manifestò apertamente il sostegno per Israele. Iniziò una lenta ma progressiva riflessione del rapporto fra "cittadinanza" e "appartenenza", al quale seguì una nuova stagione della memoria.

Il lavoro di Marzano-Schwarz è lodevole perché è il primo in Italia che, utilizzando le fonti giornalistiche e quelle archivistiche, tenta di ricostruire la storia degli ebrei italiani dalla fine degli anni Sessanta alla fine della c.d. Prima Repubblica attraverso l'evoluzione dell'immaginario collettivo. Come abbiamo visto, gli autori percorrono idealmente una via "autonomista" tra il funzionalismo defeliciano, improntato alla prudente Realpolitik post-bellica anticomunista, e l'intenzionalismo sarfattiano, improntato a un tardo revanchismo di sinistra. Un problema centrale nell'analisi dell'immaginario collettivo è la reale percezione dell'opinione pubblica: i giornali fanno "opinione", ma quanto riflettono effettivamente le opinioni della maggioranza? Un limite individuabile in questo lavoro è l'eccessiva importanza data alla stampa di sinistra e alle sue lacerazioni identitarie, come a sostenere – indirettamente – che l'opinione e la discussione fossero monopolio di una parte del paese. L'uso delle fonti d'archivio è stato circospetto (in particolare quelle del Ministero degli Interni), ma l'assenza di quelle degli Esteri è particolarmente rilevante (che si spiega – crediamo – con il periodo considerato). Un discorso finale merita l'immagine dell'ebreo-vittima, analizzata da Schwarz. La "fine del dopoguerra" è sancito indubbiamente da un atto di coraggio dell'ebraismo italiano, che, "pungolato" dalla tragedia di Roma, ha reagito a uno stereotipo e una "prigione" identitaria, che lo collocava tra il martirio e il vittimismo. Un lavoro incentrato sul periodo della c.d. Seconda Repubblica potrebbe forse dirci se il "complesso della minoranza" è stato finalmente superato.

Casella di testo

Citazione:

A. Marzano, G. Schwarz, Attentato alla sinagoga (recensione di Vincenzo Pinto), "Free Ebrei. Rivista online di identità ebraica contemporanea", III, 2, settembre 2014

url: http://www.freeebrei.com/anno-iii-numero-2-luglio-dicembre-2014/arturo-marzano-guri-schwarz-attentato-alla-sinagoga