La Risiera di San Sabba

"Free Ebrei", IV, 1, aprile 2015

Abstract

Vincenzo Pinto talks about his visit in Risiera di San Sabba's Nazi lager and analyzes the memory in a historical perspective.

Io e Sandra abbiamo visitato la Risiera di San Sabba il 12 aprile 2015, il giorno di Pasqua, in una giornata uggiosa e fresca.

Non c’è molto da dire su questi monumenti alla memoria, nel senso che la cosa più importante è visitarli, cercando di capire cosa sia successo e come debbano essersi sentiti i prigionieri. Anche i "motivi" del loro internamento: la differenza etnica, religiosa e politica.

Allo stesso tempo è opportuno tentare di capire dove può arrivare l’odio zelante e organizzato di una macchina burocratica moderna come è stata quella nazista.

Quando invece delle persone concrete con le loro identità conflittuali si vedono solo delle astrazioni oppure si tenta di cambiare la società per decreto, eliminando tutto ciò che si discosta dall'ideale, le conseguenze non possono che essere nefaste, con tutte le “buone intenzioni” del caso (il nazismo voleva ricreare un idillio contadino, il comunismo una società di eguali). Ogni riferimento a quello che succede oggi in Europa e nel mondo è puramente voluto…

Qui di seguito posto alcune foto delle “cella della morte”, dove venivano rinchiusi i prigionieri catturati e destinati a essere uccisi e cremati; le 17 celle di prigionia riservate soprattutto ai prigionieri slavi, ai partigiani, ai politici e agli ebrei; la cosiddetta “sala delle croci”; il museo (all’epoca utilizzato come dormitorio); l’impronta del camino e l’immagine in ferro del fumo; alcuni documenti della mostra storica della Risiera.

1) Cella della morte