Andrea Giacobazzi, Da "Historia Magistra Vitae" a magistrati della storia

"Free Ebrei", II, 1, giugno 2013

Da "Historia Magistra Vitae" ai magistrati della storia

di Andrea Giacobazzi

Abstract

Andrea Giacobazzi discusses the question of the so-called "negationism" and the limits of political jurisdiction

Anche questa volta una precisazione iniziale: chi scrive non crede nello sfrenato culto moderno della libertà, o meglio, della sua distorsione attuale. Tanto meno nella "neutralità ideologica" (o per certi aspetti "laicità") delle istituzioni.

Ogni sintesi politica dall'inizio della storia si fonda su uno sguardo condiviso della realtà, una visione delle cose esistenti, una Weltanschauung appunto. Lo stesso Stato liberal-democratico contemporaneo si fonda su una serie di convinzioni per nulla neutrali: un lungo elenco di assunti ideologici tipicamente moderni vengono imposti nelle odierne costituzioni europee. Come detto, nulla di nuovo nella forma.

Senza voler scomodare la mitopoiesi o il rapporto tra sacralità e autorità, si può dire che ogni potere politico, nell'esercizio della sua funzione, si muove secondo una serie di opinioni che ne informano le azioni.

A fianco di quanto appena scritto, va notato che queste stesse autorità individuano opinioni "socialmente pericolose" da stroncare sul nascere. Se per esempio sostenessi che i ragazzi biondi con gli occhi marroni fossero da eliminare fisicamente potrei favorire con queste mie parole la perpetrazione di diversi crimini e per questo fatto dovrei essere ragionevolmente messo nella condizione di non nuocere.

Fine della premessa. In questi giorni pochi sanno che si sta discutendo in tutta fretta e in gran silenzio una legge che similmente vorrebbe mettere nella condizione di non nuocere alcuni soggetti socialmente pericolosi. Si tratta degli storici cosiddetti "revisionisti".

Nella comunicazione del Senato diffusa sul sito istituzionale si parla di una proposta per contrastare chi - tra l'altro - "nega o minimizza la realtà dei crimini di genocidio, dei crimini contro l'umanità e dei crimini di guerra, e dei crimini definiti dall'articolo 6 dello Statuto del tribunale militare internazionale, allegato all'accordo di Londra dell'8 agosto 1945 (tribunale di Norimberga)"1. Quindi non semplicemente chi "con comportamenti idonei a turbare l'ordine pubblico o che costituiscano minaccia" offende, ingiuria o fa apologia ma anche chi "minimizza" o "nega".

Minimizzare? Negare? In quale senso? Quanto? Fino a che punto? Dal punto di vista storiografico un testo del genere non meriterebbe nemmeno un rigo di commento.

Gli storici dovrebbero iniziare a far ricerca sulle gazzette ufficiali o tra gli atti parlamentari e non più tra i documenti d'archivio. Diventerebbe obbligatorio annotarsi esclusivamente le dichiarazione dei tribunali militari e non più le memorie dei testimoni degli eventi passati. Alle diverse perplessità qui esposte si potrebbe aggiungere un'altra mezza dozzina di domande.

Sarebbero perseguibili anche quegli storici "non revisionisti" (o mainstream) che riportano nei loro studi cifre poco più basse di quelle ufficialmente accettate per legge?

La "minimizzazione" implica anche l'analisi delle responsabilità morali dei fatti precedenti o relativi alla Seconda Guerra Mondiale (si pensi alle dichiarazioni sioniste sulle opportunità offerte dall'antisemitismo per la costruzione dello Stato ebraico)?

L'immodificabilità pubblica di una serie di avvenimenti storici significa che la documentazione da visionare è stata esaurita?

Si conferisce ad un tribunale il carattere di supremo garante accademico dell'analisi storica prodotta?

Perché questa attenzione del Parlamento italiano è rivolta solo ad un determinato gruppo etnico e non a quegli stessi italiani che furono assassinati ed infoibati alla fine del conflitto?2

Se, come in innumerevoli casi precedenti, si dovesse arrivare all'attenuazione o alla modifica di alcuni aspetti della "versione ufficiale" (si pensi al caso del massacro di Katyń), sarebbe giusto procedere ad una revisione fatta attraverso la communitas studiorum o piuttosto per mezzo delle aule parlamentari?

Perché chi pretende questa legge è così terrorizzato dalla ricerca storica?

Non è irragionevole pensare che dalla locuzione ciceroniana che vorrebbe la storia come “magistra vitae” si scivolerebbe – per mezzo di una atroce inversione - verso la magistratura come tutrice della storia.

Molto altro ci sarebbe da aggiungere ma fermiamoci qui. Fino ai giorni nostri i "liberali" di tutti i colori (tra cui forse i parlamentari che discutono questa legge) hanno ripetuto come un mantra il nome di Galileo Galilei - cattolico fervente - riducendolo ad una bandiera di una non meglio precisata "libertà di espressione". Il filosofo e sociologo Paul Karl Feyerabend3 ribaltò questa vulgata sostenendo che "la Chiesa ai tempi di Galileo aveva molta più fiducia nella ragione di Galileo stesso". Titus Burckhardt, certamente non un cattolico intransigente, arrivò ad affermare: “La Chiesa, esigendo da Galileo di presentare le proprie tesi sul moto della terra e del sole non come verità assoluta ma come ipotesi, aveva le sue buone ragioni. [...]. La Chiesa, si suol dire, non avrebbe dovuto immischiarsi nei problemi scientifici. Eppure lo stesso caso di Galileo dimostra che, accampando la pretesa di possedere la verità assoluta, la nuova scienza razionalista del Rinascimento si presentava alla guisa di una seconda religione”4.

Di seconde e nuove religioni avevo fatto cenno nel giugno scorso causando non poche polemiche per aver scritto su queste pagine, perdonate l'autocitazione: "Non pare [...] fuori luogo la posizione di chi fa notare come questa progressiva mutazione porti indirettamente ed inevitabilmente a una “teologia della sostituzione”, in cui il “never ending Holocaust” citato dal quotidiano "Haaretz" sembra soppiantare l’Olocausto di cui si è parlato negli ultimi duemila anni, quello completo e volontario di Dio sulla Croce"5.

Se ciò che oggi si vuole imporre, con i tentativi parlamentari descritti in queste poche righe, è qualcosa di troppo dissimile, lo si dica apertis verbis. Ne guadagnerebbe la coerenza.

Note

1 http://www.senato.it/senato/browse/3381?comunicato=44666&comunicato_giorno_mese_anno=26-10-2012.

2 Anche in questo caso, inutile dire che sarebbe inopportuna una legge volta a fissare la storia per decreto.

3 Caratterizzato da una visione "anarchica" della scienza.

4 T. Burckhardt, Scienza moderna e saggezza tradizionale, (1968), p. 134; in Radici Cristiane, n.22. Aprile 2008, p. 6.

5 A. Giacobazzi, Antisemitismo e altre fobie. Dall’ebraismo virtuale all’Israel’s never ending Holocaust, Free Ebrei, giugno 2012.

Casella di testo

Citazione:

Andrea Giacobazzi, Da "Historia Magistra Vitae" ai magistrati della storia, "Free Ebrei. Rivista online di identità ebraica contemporanea", II, 1, giugno 2013

url: http://www.freeebrei.com/anno-ii-numero-1-gennaio-giugno-2013/andrea-giacobazzi-da-historia-magistra-vitae-a-magistrati-della-storia