Yoram Kaniuk, 1948

"Free Ebrei", II, 2, agosto 2013

Yoram Kaniuk, 1948, Firenze, Giuntina, 2012, 180 pp., € 15

Abstract

Yoram Kaniuk's personal memories of the first Arab-Israeli war are both a chronicle of these tragic and epic days and a consideration on the role played by memory in individual and collective lives.

 

di Sarah Kaminski

 

La guerra d'indipendenza, la guerra del 1948, il '48, la guerra del TASHAKH (l'anno ebraico), la guerra della Liberazione o del Risorgimento. Così la storiografia israeliana definisce la Madre di tutte le guerre, in cui si riversano speranze nazionaliste, desideri messianici, romanticismo e sionismo. Questa guerra desidera superare la memoria delle stragi nazifasciste e la terribile frase "gli ebrei sono andati come le pecore al macello". Il '48 sposta il baricentro della sopravvivenza dalla cacciata turca degli ebrei nel 1917 da Jaffa-Tel Aviv in Egitto, dalla lotta di resistenza contro gli inglesi amici-nemici, dagli attacchi e dal terrore arabo che dilagò in terra di Israele fino alla rivolta del '36-'39, dalle restrizioni sull'immigrazione ebraica dettate dal libro Bianco inglese nel '39, fino alla dichiarazione delle Nazioni Unite sul diritto del popolo ebraico di avere un paese chiamato Israele. La notte in cui gli israeliani, come scrive Amos Oz nel libro Storia di Amore e di Tenebra, attendono nelle strade di Tel Aviv e di Gerusalemme e verso mezzanotte, avvolti dalla stessa emozione, come fossero un sol uomo, ascoltano la conferma della costituzione dello stato ebraico, sui quartieri arabi e gli abitanti arabi della Palestina mandataria aleggia il silenzio e si percepiscono frustrazione e senso di tragedia. Per loro comincia la Naqba. La battaglia su Israele inizia subito, nel deserto del Negev, intorno a Gerusalemme e a Haifa. Yoram Kaniuk, giovane borghese di diciassette anni, lascia la scuola prestigiosa "Liceo Nuovo" di Tel Aviv e va in battaglia: per sé, per i suoi comandanti, per il dovere e l'onore. L'esercito di Ben Gurion fa i suoi primi passi organizzati e Kaniuk si confronta con l'assurdità di una guerra giusta, la morte cruenta di decine di compagni male addestrati, l'ottusità della leadership nei confronti dei superstiti della Shoah, che muoiono senza conoscere la terra per la quale combattono. Kaniuk scrive dal 1946 insieme ai grandi autori come S.Yizhar e Moshe Shamir: nel 1963 ha pubblicato la prima novella Himo re di Gerusalemme, un'amore impossibile ai tempi del '48, tra un soldato dal corpo mutilato e un'infermiera. Nel 1968 ha pubblicato Adamo figlio di un cane, dove la pazzia della Shoah si cristallizza in una storia macabra e geniale all'interno di un ospedale psichiatrico di Beer Sheva.

La sua esperienza personale di aiuto via mare ai profughi ebrei è stata documentata nel 1999, con l'epopea della nave Exodus, rovesciando come un guanto il mito eroico raccontato nel film di Leon Uris, 1957. Kaniuk usa il naturalismo dell'osservazione, evita le correnti storiche e i gruppi letterari, produce una scrittura fluida e leggibile: nel libro 1948 sostiene che bisogna trattare accuratamente la memoria perché nel ricordo si accumulano elementi nichilisti, emotivi, personali e, altrettanto, si formano facilmente macigni collettivi e distruttivi. Lo scrittore dovrebbe trattare con un pizzico di ironia e compassione il passato tanto da non creare dei memorial fragili e carichi di violenza. I giovani del '48, dice lo scrittore, hanno affrontato la guerra della Liberazione con le parole del profeta Ezechiele: "Io ti passai vicino, vidi che ti dibattevi nel sangue e ti dissi mentre eri nel tuo sangue: "Vivi!" Sì, ti dissi mentre eri nel tuo sangue: "Vivi!". Profezia mai esaurita nella storia israeliana.

Casella di testo

Citazione:

Yoram Kaniuk, 1948 (recensione di Sarah Kaminski), "Free Ebrei. Rivista online di identità ebraica contemporanea", II, 2, agosto 2013

url: http://www.freeebrei.com/anno-ii-numero-2-luglio-dicembre-2013/yoram-kaniuk-1948