Roberto Riccardi, La foto sulla spiaggia

"Free Ebrei", II, 2, ottobre 2013

Abstract

Roberto Riccardi's novel tells the story of an Italian Jewish family after the end of the Second World War and the problem and weight of the personal memory after the Holocaust.

Roberto Riccardi, tenente colonnello dell'arma dei carabinieri e direttore de "Il Carabiniere", che ha esordito per Giuntina col romanzo Sono stato un numero. Alberto Sed racconta (2009, Premio Acqui Storia), e si è aggiudicato con Legame di sangue (2009) il Premio annuale Tedeschi (Giallo Mondadori), ha dato alle stampe il suo terzo romanzo d'argomento ebraico.

Il racconto si apre sull’insenatura di San Giovanni, a Polignano a mare, in quello “spicchio di rena dorata esposto ai capricci del cielo e del mare”, un lembo di terra tra gli scogli, rubato agli ulivi e ai mandorli. Un’estate dopo l’altra, la spiaggia si anima di famiglie, che giungono dalle grandi città per trovare tranquillità e riposo, per rinsaldare legami di amicizia e, perché no, concretizzare progetti importanti per il futuro dei propri figli, come fanno la signora Manzari e la signora Di Cello, borghesi e ambiziose, che intessono trame sottili per pianificare il matrimonio dei loro ragazzi. Intanto i giovani Carlo e Alba, ignari del destino a loro riservato, vivono di sguardi, emozioni, piccole gelosie, baci mancati e sentimenti contrastanti, in cui il confine tra amicizia e amore si fa spesso confuso. A turbare l’andamento piano vi sono Margherita, amica della ragazza e innamorata di Carlo e Nicola, il “nipote della serva” di casa Manzari, un ragazzo buono e fiero, che si lascia correggere l’italiano da Alba e in cambio la aiuta a superare la paura del mare.

Alba, un nome simbolo per l’Italia degli anni ’50 appena uscita dalla Seconda guerra mondiale, che vuole dimenticare gli orrori della guerra. Alba, una bambina dai riccioli biondi, bellissima e dolce, di cui si vuole dimenticare il passato, un passato segreto, che fa capolino in un sogno ricorrente della ragazza e che verrà svelato da una fotografia, la foto sulla spiaggia appunto.

Il lettore entra nella storia fino a sentirsi parte di quel mondo piccolo borghese dei Manzari, dei Galbiati e dei Di Cello, perché l'A. ha una scrittura fluida e piena, nonché il senso della dimensione umana del racconto. Poi, improvvisamente irrompe l’orrore di Auschwitz a spezzare il ritmo, così come spezzò la vita ebraica in Italia e in Europa. Sulla scena compare Simone Viterbo che nel campo di concentramento perde le tracce di moglie e figlia piccola, conosce la fame e le umiliazioni e vede morire i compagni. La storia dell’orefice che negli anni felici, prima delle persecuzioni, aveva bottega sul bellissimo ponte a Firenze, si insinua nel libro come una storia parallela ma è chiaro fin dall’inizio che il destino dell’uomo è intrecciato a quello della giovane Alba.

La ragazza cresce, studia, si fidanza con Carlo, il suo promesso fin dall’infanzia e quando rischia di annegare nel mare di Polignano, scopre i suoi veri sentimenti per Nicola, che nel frattempo ha saputo compiere un importante processo di emancipazione. Sarà lui a offrirle la chiave di lettura della sua vita e grazie alla foto sulla spiaggia lei darà un significato al suo terribile sogno, ritroverà se stessa e il suo vero nome Sara, nome simbolo della persecuzione nazista.

E mentre Simone abbraccia la figlia ritrovata e recita la berakha, la benedizione, passano davanti a lui i volti degli amici uccisi nel campo, ritratti con scrittura lieve e delicata, che non indulge al sensazionale o all’orrore, ma vive di sentimenti autentici e pudici. Ma proprio quando la catena di volti e nomi sembra non voler finire, irrompe la voce di un bambino piccolo, il figlio di Simone, simbolo della vita che continua, nonostante la guerra e Auschwitz.

Alba – Sara e il padre si riappropriano della loro storia, lacerata dalla Shoah, cercando di ricucire il prima e il dopo, per dare un nuovo significato alla loro esistenza. A loro è stata data la possibilità di riprendersi la vita rubata dai nazisti.

Ma quando i giochi sembrano fatti e il lettore si sente rassicurato dal lieto fine o pseudo-tale, ecco un nuovo ribaltamento della prospettiva, che svela il vero intento dell’autore e il suo affetto per una bimba, dai riccioli biondi e bellissima, a cui nazisti rubarono la vita.

Perché, come sostiene l'A., “i sogni sono come la vita”.

Casella di testo

Citazione:

Roberto Riccardi, La foto sulla spiaggia (recensione di Maria Teresa Milano), "Free Ebrei. Rivista online di identità ebraica contemporanea", II, 2, ottobre 2013

url: http://www.freeebrei.com/anno-ii-numero-2-luglio-dicembre-2013/roberto-riccardi-la-foto-sulla-spiaggia