Daniel De Lucia, Il caso dello yiddish

"Free Ebrei", V, 1, aprile 2017

Lingue, dialetti o varietà regionali?

Il caso dello yiddish

di Daniel De Lucia

Abstract

Daniel De Lucia analyzes the problem of the Jewish languages from a linguistic point of view. In particular, he concentrates on the case of yiddish, and how and where the "mame-loshn" can and should be studied.

Una delle tesi erronee che emergono quando si parla di israeliti o popolo ebraico, da un lato, e israeliani, dall’altro, vuole non vi sia alcun continuum linguistico tra questi due gruppi sociali.

Linguistico che determinerebbe di conseguenza alcun continuum etnico.

Si punta a marcare cioè, una visione storica sbagliata perché inventata, che fa di questi due gruppi sociali, due gruppi che non hanno alcuna forma di continuità né passata, né presente, né futura.

Gli israeliani in altre parole, un gruppo di fanatici religiosi ebrei che non hanno niente a che fare con gli ebrei di tutte le altre nazionalità del mondo.

Tale tesi è linguisticamente e di conseguenza anche storicamente, sbagliata a partire da una nozione sociolinguistica.

La nozione di lingue ebraiche.

Tale nozione emerge studiando sia il popolo ebraico della Diaspora sia studiando tutte le generazioni di israeliani, siano esse generazioni sabra o generazioni di olim di israeliani.

Tra queste lingue ebraiche, senza dubbio, la più nota, studiata e ancora parlata, è lo yiddish.

Le lingue ebraiche da cui noi ora preleveremo il caso dello yiddish, sono sistemi linguistici completi che hanno un impianto base rilevante tanto di sistema linguistico di un dato popolo storicamente rilevato quanto di lingua ebraica.

Prendiamo ad esempio il ladino, noto anche come ebraico-spagnolo.

Il ladino è uno spagnolo nel quale sono state impiantate molte parole ebraiche e viene scritto solitamente ma non in tutti i casi, con caratteri ebraici.

L’identità ebraica di questo sistema linguistico passa quindi per:

1)  La modalità con la quale vengono resi molti lemmi, in particolare di matrice religiosa e

2) La modalità con la quale viene resa nella sua dimensione scritta.

Non è però tutto qui.

Esiste infatti una terza matrice, ultima ma non meno importante, che determina la natura ebraica di un dato sistema linguistico come il ladino.

Si tratta in altre parole del periodo storico nel quale quel dato sistema linguistico si è disgiunto dal sistema linguistico madre, che in questo caso è lo spagnolo o nel caso dello yiddish, è il tedesco.

Questo terzo dato sia sociolinguistico sia storico, non sempre è rilevante, perché anche in contesti storici di pace, il popolo ebraico della Diaspora è spesso vissuto urbanisticamente e dunque fisicamente separato dal resto della comunità linguistica circostante.

Basti pensare ai ghetti nei contesti italiani e alle forme peculiari quali il Bagitto a Livorno.

Se insomma la comunità sefardita che storicamente è stata quella parlante di Ladino ha la cacciata dalla Spagna per opera dei Re Cattolici quale evento storico determinante per rilevare l’evoluzione di questo sistema linguistico, la comunità ebraica livornese non ha avuto eventi simili, anche se il Bagitto quale sistema linguistico a sé sussiste ugualmente.

Qualsiasi sia la storia di una data lingua ebraica, certo è che nel rapporto con la storia, la Shoah nel Novecento ha determinato un numero di parlanti morti rilevante per le lingue ebraiche parlate nel continente europeo.

La Romania ad esempio, che era il solo paese dei Balcani ad avere una comunità ebraica di lingua yiddish, il resto dei Balcani aveva comunità ebraiche a maggioranza ladina, con la Shoah vide quasi estinguersi la presenza ebraica sul proprio territorio.

I sopravvissuti infatti tendevano ad emigrare infine verso Israele o in diversi paesi anglosassoni.

Lo yiddish, o jiddisch secondo la formulazione tedesca, è così una lingua ebraica connessa agli israeliti ashkenaziti, o askenaziti.

Gli stessi che fondarono a maggioranza poi lo stato d’Israele.

Gli israeliti cioè, che si contrappongono ai sefarditi per matrice ora sì etnica e a tratti religiosa.

La continuità etnica e linguistica tra i due gruppi sociali ebraici, il gruppo della Diaspora e il gruppo israeliano, appare ora chiaro.

La questione piuttosto rilevante ora, sarebbe quella invece di indagare le attuali sorti di queste lingue ebraiche.

Come laureando in lingue, letterature e culture moderne prima e come dottore di ricerca e cultore della materia poi in linguistica, ho tentato di indagare proprio questo percorso sociolinguistico delle lingue ebraiche quale è lo yiddish.

Un percorso che a mio avviso, è rilevabile per molti dati, direttamente e indirettamente, attraverso un’analisi attenta di molto materiale letterario e filmico.

Così facendo sono giunto alle seguenti conclusioni:

1)  Le lingue ebraiche come lo yiddish, sono sistemi linguistici prossime più alla natura sociolinguistica di lingua che a quella di dialetto in molti casi,

2) Le lingue ebraiche come lo yiddish possono essere considerate a volte simili a delle varianti regionali a tutti gli effetti, al punto che talune grammatiche, come quella della lingua tedesca edita da Hoepli, ne dedica per lo yiddish un paragrafo,

3) Le lingue ebraiche come lo yiddish, a seconda del contesto sociale e culturale nel quale vengono parlate e scritte, possono sociolinguisticamente essere considerate in maniera diversa.

Lo yiddish, in maniera particolare, avendo i parlanti più numerosi tra le lingue ebraiche odierne, va considerata più lingua che dialetto, perché viene anche insegnata.

Di grammatiche della lingua ebraica yiddish, ne registriamo di interessanti anche in lingua italiana e in Israele, interessante è constatare come lo yiddish non solo abbia rilevanza linguistica in antitesi all’ebraico, ma anche in antitesi al tedesco.

Si osservi il quartiere di Mea Sharim a Gerusalemme, dove vive la comunità ebraica più ortodossa della città.

Tra questi parlanti allora, lo yiddish ha una funzione attiva nella misura in cui l’ebraico sarebbe una lingua così sacra da non poter neanche essere parlata.

Altri cittadini israeliani però, aschenaziti si ricordi, puntano sullo yiddish nella misura in cui attraverso lo yiddish, molti rimuovono dalle nuove generazioni di ebrei sabra, l’ostilità antisemita che il tedesco porta con sé a chi ha vissuto il periodo nazista.

D’altronde, come rilevato nel secondo punto delle mie conclusioni, esistono parlanti ebrei di yiddish e più in generale germanofoni, che non rilevano differenze così importanti da determinarne un sistema linguistico totalmente diverso dal tedesco.

E l’Hoepli proponendosi di argomentare di yiddish in un paragrafo per il pubblico italofono appare seguire questa preferenza per la varietà regionale del tedesco.

Certo è che a confronto tra di loro, non tutte le lingue ebraiche stanno avendo la stessa fortuna dentro e fuori Israele tra le nuove generazioni di israeliti, israeliani e non.

Se lo yiddish quindi, appare avere la rilevanza di una lingua in Israele, il ladino ad esempio, sta avendo la rilevanza di un dialetto a favore dello spagnolo contemporaneo.

Lo status attuale delle lingue ebraiche quindi, non va indagato tanto nelle comunità della Diaspora ma prevalentemente in Israele, nella misura in cui è l’unico stato al mondo ad avere certamente interesse attivo nella registrazione, documentazione e prosecuzione di tale repertorio linguistico tipicamente ebraico.

Un repertorio che proprio lo yiddish sembra ben conservare nella misura in cui lo yiddish ben sembra conservare e simboleggiare tratti tipici di un popolo della Diaspora.

Un popolo che per citare noti linguisti, non ha un esercito che lo difenda.

Se non una proverbiale ironia.

 

Casella di testo

Citazione:

Daniel De Lucia, Lingue, dialetti o varietà regionali? Il caso dello yiddish, "Free Ebrei. Rivista online di identità ebraica contemporanea", VI, 1, aprile 2017

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