Giulio Schiavoni e Guido Massino (cur.), Verso una terra "antica e nuova"

Abstract

In this collection of essays edited by Giulio Schiavino and Guido Massino, the authors concentrate on the rise of Zionist culture at the end of XIXth century. The leit-motiv is the relationship between nationalist awakening and cultural renaissance.

Finalmente esce in Italia un volume dedicato al sionismo come fenomeno squisitamente culturale. Il merito di quest'iniziativa è di due germanisti dell'Università del Piemonte Orientale: Giulio Schiavoni e Guido Massino. La novità principale di quest'opera collettiva consiste nel considerare il nazionalismo ebraico come "fenomeno antropologico, religioso ed estetico sorretto dalla singolare commistione di antico e nuovo", che "affonda le sue radici in un terreno culturale complesso, in cui il legame biblico, filtrato dall'humus determinante della cultura austro-tedesca, si proietta - nella sua fase iniziale - verso un'utopia in cui il sogno nazionale è anche una vocazione cosmopolitica, idea di tolleranza,umanesimo, convivenza delle identità culturali, linguistiche e religiose".

Naturalmente le speranze della cultura debbono confrontarsi con le difficoltà esistenziali e politiche di un progetto di vero e proprio travaso (e colonizzazione) in Asia dall'Europa di inizio Novecento. Il problema del conflitto rimane sullo sfondo di questo volume, dove gli autori scandagliano anzitutto la vena rivoluzionaria del nazionalismo ebraico moderno e le sue profonde radici diasporiche. Il sionismo, spesso considerato una reazione all'antisemitismo dell'Europa centro-orientale, è qui considerato nelle sue dimensioni privatistiche e spirituali, quale bisogno di risolvere una volta per tutte la "questione ebraica" e di dare risposte più confortati all'identità ebraica dei protagonisti.

Il primo saggio è di Georges Bensoussan, noto storico ebreo francese, che si concentra sugli elementi di rottura del primo sionismo; una rottura culturale, antropologica e linguistica nei confronti della tradizione religiosa e dell'ideale umanistico post-emancipativo.

Al lavoro di Bensoussan seguono alcuni interventi dedicati alla figura di Theodor Herzl, padre fondatore del sionismo politico. Lo storico tedesco Julius H. Schoeps si sofferma sull'utopia herzliana esposta al I Congresso di Basilea del 1897 e nel romanzo utopico Altneuland. Il germanista Pèter Varga si concentra sulla figura degli ebrei assimilati nel dramma herzliano Das neue Ghetto. La germanista Roberta Ascarelli tenta un confronto tra un vecchio e nuovo messia: Sabbatai Zewi e Theodor Herzl. Giulio Schiavoni ritrae la figura affascinante dell'anglista e sionista Leon Kellner, autore di una delle più importanti biografie del fondatore del sionismo politico. Lo storico Vincenzo Pinto si concentra sulla produzione letteraria herzliana, in particolare sulle Philosophische Erzählungen. La germanista Gabriella Pelloni si dedica alla scelta sionista del braccio destro di Herzl: Max Nordau.

A questo primo blocco di interventi seguono altri saggi meno organici nel tema, ma sempre dedicati a scandagliare alcune peculiarità della cultura sionista. La studiosa di teatro Brigitte Dalinger si concentra sul rapporto politico e ideologico del teatro nella cultura sionista. Guido Massino indaga sulla partecipazione di Kafka all'XI Congresso di Vienna del 1911 e sulle sue possibili ripercussioni letterarie. La germanista Eloisa Perone si concentra sulla figura della poetessa Else Lasker-Schüler nel film Berlin-Jerusalem di Amos Gitai. Klaus Davidowicz e Claudia Sonino indagano sulla scelta sionistica di Gershom Scholem. Le giudaiste Eveline Goodman-Thau e Gabriella Steindler Moscati si concentrano sulle origini culturali dello Stato di Israele fra Oriente e Occidente. Il biologo Aron Fait testimonia il tentativo ebraico di "far fiorire il deserto" del Negev. La storica Anna Foa compie una rassegna del sionismo sulla rivista "La Rassegna mensile di Israel". Lo storico Sergio I. Minerbi ci parla della sua esperienza giovanile nel movimento Hechalutz nell'Italia del dopoguerra. Lo storico Alberto Cavaglion ci parla del rapporto con lo Stato di Israele di due noti scrittori italiani: Pierpaolo Pasolini ed Eugenio Montale.

Accanto ai meriti indiscussi di quest'opera (forse la prima del suo genere nell'asfittico panorama italiano, fossilizzato sui soliti temi legati al conflitto arabo-israeliano e alla Shoah) bisogna però riconoscere alcuni limiti d'impostazione. Troppo variegati e ridondanti appaiono gli interventi: la cultura del sionismo è solo quella letteraria e filosofica? La figura di Herzl è così rilevante nella nascita culturale del sionismo? Perché non dare spazio a qualche Ostjude? Pur marginalizzando il conflitto arabo-israeliano e il tema della Shoah, sarebbe forse stato utile dar voce in capitolo anche ai "gentili" che incontrarono, si scontrarono e/o fecero propria la cultura sionista delle origini. Solo in questo modo è possibile spezzare una volta per tutte le "barriere invisibili" di quel ghetto tanto paventato dal protagonista del dramma herzliano e che tutt'oggi, purtroppo, permeano in profondità gli studi legati alla cultura ebraica del Novecento. 

Casella di testo

Citazione:

Verso una terra "antica e nuova", a cura di Giulio Schiavoni e Guido Massino (recensione di Vincenzo Pinto), "Free Ebrei. Rivista online di identità ebraica contemporanea", I, 2, dicembre 2012

url: http://www.freeebrei.com/anno-i-2-luglio-dicembre-2012/verso-una-terra-antica-e-nuova