Theodor Herzl, Il nuovo ghetto

Abstract

Maria Teresa Dal Monte's first Italian edition of Theodor Herzl's dramatic play The New Ghetto allows the reader to discover the long and winding genesis of this Zionist fresco "ante litteram" and the way it was considered by Austrian and Jewish public opinion.

 

La figura di Theodor Herzl (1860-1904), noto ai più quale fondatore del sionismo politico, si è andata recentemente sganciando dalla sua fama politica per essere annoverata tra le personalità di spicco della Mitteleuropa ebrea di cultura tedesca a cavallo fra il XIX e il XX secolo. Il merito di questa edizione critica della pièce teatrale Das neue Ghetto (Il nuovo ghetto, 1895), a cura di Maria Teresa Dal Monte, è quello di fornire materiale di prima mano accanto a una corposa introduzione che funge da saggio a se stante sulla genesi dell'attività politica herzliana. L'A., che ha già collaborato con questa rivista, è una delle germaniste italiane più attente alla scrittura ebraica mitteleuropea e asburgica, particolarmente interessata alla riscoperta della produzione letteraria herzliana durante quella fase storica e spirituale dell'ebraismo. In particolare, si concentra sul rapporto stretto fra letteratura (arte) e politica nell’Europa di fine Ottocento, alla base dell’estetizzazione della politica nell’epoca dei mezzi di comunicazione di massa.

Partiamo dal testo. Il dramma herzliano affronta uno dei temi centrali della rinascita sionista nella Mitteleuropa tedesca di fine Ottocento, ovvero il rapporto fra onore e dignità, fra  rispetto gerarchico particolaristico e rispetto orizzontale universalistico. La pièce teatrale dimostra la rilevanza che il sentimento aristocratico dell'onore (riconoscimento sociale) riscuoteva nell'identità sociale di Herzl, ma anche la consapevolezza che l'onore senza la dignità sarebbe stato un sentimento nostalgico e desueto, una vuota forma esteriore senza una sostanza interiore. La figura positiva del dramma (Jakob Samuel) finisce ucciso in duello contro un esponente dell'aristocrazia cristiana (il cavaliere von Schramm). L'onore dell'ebreo è stato preservato anche e soprattutto col suo gesto e con la morte eroica, di fronte a una serie di personaggi appartenenti alla borghesia ebraica austriaca (come il cognato Rheinberg e il mediatore Wasserstein), descritti come amorali procacciatori di denaro e di riconoscimento sociale. Samuel non condanna la condizione ebraica, ma la storicizza, e storicizzandola la relativizza: l'ebreo è quello che è (cioè un essere “amorale”) a causa della sua debolezza storica e del volere della maggioranza cristiana. Il suo percorso di rinascita morale inizia unendo però consapevolezza interiore (attraverso il senso di colpa) e consapevolezza esteriore (senso di vergogna), che lo condurranno ad acquisire l'onore (sociale) e la dignità (personale).

La trama di Das neue Ghetto (in cinque atti) è piuttosto semplice. Il giovane avvocato ebreo Jakob Samuel decide, sposando Hermine, figlia di viziata di un ricco d'uomo d'affari, d'inserirsi nell'ambiente della borghesia ebraica speculatrice. Malgrado i moniti dell'amico "cristiano" Wurzechner, Samuel non rinuncia alla rispettabilità sociale (cioè al conseguimento dell’onore). I suoi principi morali (radicati nell’umanesimo ebraico) vacillano di fronte alla redazione di uno statuto che trasformi una società mineraria familiare in una società per azioni. Samuel accusa il cognato Rheinberg e il mediatore Wasserstein di voler truffare il proprietario della società. Il quale non è altri che il cavaliere von Schramm, con cui anni prima Samuel aveva avuto un pesante diverbio. Il cavaliere accusa l'avvocato di sostenere i diritti dei minatori. Al termine del duello, Samuel soccombe, come già accadde secoli prima a Mosè di Magonza. La morte, però, sembra avere l'effetto catartico di ridestare il senso dell'onore (mai coltivato dall'ebraismo diasporico) e di unirlo in qualche modo alla moderna dignità dei diritti: l'ebreo può tornare a se stesso riacquistando l'antico e pre-esilico rispetto degli altri (l'onore) e il nuovo e “post-esilico” rispetto di se stesso (la dignità).

L'A. divide la sua lunga disamina introduttiva in tre parti. In primo luogo analizza la genesi del dramma, cioè il lento affacciarsi nella coscienza herzliana della necessità dell'impegno politico per la causa ebraica, maturato durante il soggiorno parigino quale inviato della “Neue Freie Presse” (prima anni Novanta dell’Ottocento). Soffermandosi sulla genesi del dramma, l'A. riscontra l'esistenza di analogie e commistioni fra Das neue Ghetto e l'opera letteraria di Arthur Schnitzler. Il noto scrittore austriaco ha riveduto e corretto il dramma herzliano,  alleggerendolo da ripetizioni e da un eccessivo autobiografismo, deleterio agli obiettivi etico-politici. Nella seconda parte l'A. si sposta dalla genesi alla “fortuna” del dramma herzliano, nel contesto viennese caratterizzato dall'ascesa del borgomastro antisemita Karl Lueger. La fortuna di Das neue Ghetto è limitata dal contesto sfavorevole e dalle indubbie deficienze dell'arte herzliana, troppo didascalica, e dalla successiva apparizione del suo “completamento”: il pamphlet Der Judenstaat. La parte finale è dedicata al rapporto fra letteratura e politica in Theodor Herzl, dove l'A. evidenzia il rapporto fra crescita umana dell'uomo politico e l'acquisizione di una maggiore consapevolezza della concretezza “teatrale”.

L’edizione critica dell’A. ha l’indubbio merito di fornirci una delle opere cruciali della “metanoia” herzliana. Ci mostra come la germinazione di Das neue Ghetto avvenga in un preciso spartiacque professionale, artistico ed esistenziale dell’autore: il soggiorno parigino. Qui Herzl riesce a mettere a fuoco la sua tecnica drammaturgica; qui viene a conoscenza dell’antisemitismo come fenomeno di massa; qui si rende conto del legame indissolubile fra discriminazione morale e discriminazione sociale; qui mette in qualche modo la parola fine al suo infelice matrimonio borghese; qui, infine, getta le basi del suo progetto politico estetico (il sionismo). L’A. ritrae il protagonista Jakob come l'artefice di una vecchia-nuova visione della società, che confluisce in un “socialliberalismo” austriaco capace di eliminare i “difetti” storici della diaspora ebraica e di realizzare l’aspirata universalità-particolare dell’utopia herzliana. Il finale aperto dello Schauspiel herzliano sarà colmato poco tempo dopo con la pubblicazione di Der Judenstaat e con la nascita dell’Organizzazione sionistica mondiale.

Se la letteratura diventa uno “strumento per la ricerca della verità” – conclude l’A. confrontando il dramma herzliano col Dr. Kohn di Max Nordau –, resta da chiedersi quale sia la funzione assunta dalla "verità" nel proprio contesto sociale. La scarsa eco del dramma herzliano si deve al fatto che la denuncia sociale non era particolarmente sentita nella società colta e benestante dell’Austria di fine secolo? Il problema dell’onore rappresentava la stella cometa della borghesia ebraica dell’epoca? Entrambe queste domande hanno una risposta negativa, che spiega in parte il fallimento del progetto herzliano nel suo contesto storico-sociale e il successo di lungo periodo grazie alla “drammatizzazione” degli eventi storici novecenteschi. Se “was wird man sagen” (il “si dice”, titolo di una pièce teatrale herzliana) è più importante di ciò che “ich bin” (io sono), era inevitabile che la dignità onorevole ricercata dalla figura umana herzliana fosse un sentimento e un’opzione minoritaria. L’A. si concentra molto sulla convergenza fra l’esperienza parigina e quella viennese (abbozzando una sorta di analisi socio-economica dell’opera), senza però mai entrare nel merito del problema forse più importante sollevato dal dramma herzliano: perché Jakob muore? Come la morte dell’eroe avrebbe potuto “rivoluzionare” le coscienze degli spettatori?

Casella di testo

Citazione:

Theodor Herzl, Il nuovo ghetto, a cura di Maria Teresa Dal Monte (recensione di Vincenzo Pinto), "Free Ebrei. Rivista online di identità ebraica contemporanea", III, 1, febbraio 2014

url: http://www.freeebrei.com/anno-iii-numero-1-gennaio-giugno-2014/theodor-herzl-il-nuovo-ghetto