Siamo tutti figli della memoria, a cura di Anna Szwarc Zajac

“Free Ebrei”, V, 1, marzo 2016

“Siamo tutti figli della memoria”. Le parole di Dacia Maraini intervistata per l'inaugurazione della mostra “La Grande Retata. Settembre 1942”*

a cura di Anna Szwarc Zajac

Abstract

Anna Szwarc Zajac interviews Dacia Maraini at the inauguration of the exhibition "La Grande Retata. Settembre 1942", which was hold in Genua on 6th Februar 1942

Anna Szwarc Zając: “Il treno dell’ultima notte” è uscito nel 2008 grazie alla casa editrice BUR. Il libro racconta la storia di una ragazza italiana Amara, che cerca attraversando l’Europa il suo amico di infanzia Emanuele. Lui si trova, durante la Seconda Guerra Mondiale, nel ghetto di Lodz. Per quale motivo Lei ha deciso di scrivere un libro che racconta la storia del Ghetto di Lodz?

Dacia Maraini: Oltre al ghetto di Lodz parlo anche di Auschwitz, di Buchenwald, e anche della rivoluzione di Budapest del ’56. Mi interessa la storia. Mi interessa la memoria dei mali del Novecento. Sono stata due anni in un campo di concentramento giapponese per antifascisti dal 1943 al 1945 e mi è rimasta una particolare sensibilità nei riguardi di tutte le forme di detenzione.

ASZ: Emanuele è nato in Italia da madre austriaca di origini italiane e da padre italiano: la mamma decide di trasferirsi a Vienna proprio in un momento molto pericoloso. Gli ebrei scappavano dall’Austria, ma la signora Thelma Orenstein (la mamma di Emanuele) era tranquilla, anche per il fatto che suo padre aveva combattuto nell’esercito austriaco durante la Prima Guerra Mondiale. Lei pensa che Mutti (come chiamava Emanuele sua mamma) non fosse in grado di vedere il pericolo?

DM: In effetti per molti ebrei tedeschi e austriaci era incomprensibile la persecuzione in base alla religione. Soprattutto quando erano laici e soprattutto quando avevano combattuto per il loro paese, come aveva fatto il padre di Thelma Orestein, ed era stato riconosciuto come un valoroso militare dell’esercito patrio. La figlia orgogliosa non riusciva a credere che il paese per cui aveva combattuto il genitore l’avrebbe considerata una nemica e anche pericolosa. Per questo rientra a Vienna senza capire l’errore gravissimo che stava facendo. Ma tale sentimento di appartenenza e tale impulso di incredulità nei riguardi di una persecuzione su base razziale è stata comune a moltissimi ebrei che sono andati così inermi incontro alla morte.

ASZ: Nel libro si possono leggere le lettere che Emanuele scriveva alla sua amica, da cui si deduce quanto la vita nel Ghetto di Lodz non fosse facile. Mentre scriveva la storia di Emanuele, lei si ricordava la sua esperienza fatta nel campo di concentramento in Giappone?

DM: Certo, la mia esperienza del campo mi è servita per capire le privazioni, le paure, i malesseri che vengono dalla fame, dal freddo, dai parassiti, eccetera.

ASZ: Nel libro convivono gli episodi tra passato e presente. Lei racconta la storia del Ghetto, il campo di concentramento e le storie avvenute in Italia durante il periodo fascista e descrive anche la Rivolta in Ungheria del 1956, un libro ricco di eventi storici. Perché Lei ha voluto raccontare il passato dell’Europa?

DM: Ho già risposto che mi interessa la memoria. Siamo tutti figli della memoria. Senza memoria cadiamo in balia delle cose, privi di coscienza e di discernimento.

ASZ: “La Grande Retata” ha deportato dal ghetto centinaia di bambini e persone anziane. Emanuele ha avuto fortuna: è rimasto con sua madre che, nel frattempo, si è trasformata da una persona ingenua alla donna che combatteva contro i nazisti. Secondo Lei, da dove è venuta questa forza, questo cambiamento?

DM: A volte le persone hanno risorse nascoste che saltano fuori nei momenti di pericolo. Thelma, che era considerata una donna ricca e vanitosa, quando si trova nel ghetto, si scopre coraggiosa e fattiva. Sono cose che succedono.

ASZ: Grazie al suo libro gli italiani hanno scoperto cosa è successo al popolo ebraico in Polonia Centrale durante l’invasione tedesca negli anni 1939 – 1945. In futuro Lei ha intenzione di scrivere un'altra opera che racconti la storia di questo periodo?

DM: Non lo so. Le storie mi vengono a trovare e io non so mai in anticipo chi e cosa verrà a bussare alla mia porta.

ASZ: Grazie

DM: Grazie

Note

* Intervistatrice: Anna Szwarc Zając, 26 gennaio 2014

Casella di testo

Citazione:

“Siamo tutti figli della memoria”. Le parole di Dacia Maraini intervistata per l'inaugurazione della mostra “La Grande Retata. Settembre 1942”, a cura di Anna Szwarc Zajac, "Free Ebrei. Rivista online di identità ebraica contemporanea", V, 1, marzo 2016

url: http://www.freeebrei.com/anno-v-numero-1-gennaio-giugno-2016/siamo-tutti-figli-della-memoria-a-cura-di-anna-szwarc-zajac